foto da Quotidiani locali
CHATILLON
È stata una festa venata di malinconia, lunedì pomeriggio la presentazione della 60ª edizione del Giro della Valle d’Aosta. Nell’auditorium della Cva, nuovo sponsor della Maglia Gialla del leader, prima di dare spazio alle novità c’è stato un momento di raccoglimento per ricordare i due storici patron della corsa: Giovanni Ramires, alla guida della corsa dalla prima edizione (1962) sino al 2005, scomparso venerdì e il suo successore, Vasco Sarto, deceduto proprio nella mattinata di lunedì (altro servizio a pagina 11).
A riportare il clima sui binari consueti è stato Claudio Chiappucci, indimenticato campione degli anni ’80 e ’90 che con la sua vis istrionica ha descritto le cinque tappe dell’edizione 2024, che si svolgerà dal 17 al 21 luglio.
Sessanta edizioni sono un bel traguardo, come sottolinea Riccardo Moret, presidente della Società ciclistica valdostana, che cura l’organizzazione della corsa: «Il segreto è riuscire a stare al passo con i tempi: da anni ormai abbiamo la diretta streaming che ci garantisce visibilità e il resto lo fanno le nostre strade. Il Giro della Valle è una corsa dura, impegnativa, che mette alla corda i partecipanti. Questo non è un limite, ma un pregio e lo dimostra il numero, sempre altissimo, di richieste di iscrizione. Quest’anno le squadre che hanno chiesto di essere invitate sono una sessantina ed è stato doloroso scremare. Ci saranno i team giovanili della Alpecin, la squadra di Mathieu van der Poel e della Groupama, la più importante squadra professionistica francese, solo per citarne un paio. 28 quelle ammesse. Una corsa dura che è un trampolino per futuri campioni, come dimostrano i podi degli ultimi anni».
La cerimonia è stata anche l’occasione per presentare una novità editoriale, firmata a quattro mani da Cesare Cossavella e Paolo Ghiggio: i due autori, unendo le loro passioni (la storia della Vallée per l’etnografo di Arnad, il ciclismo per il medico eporediese) per realizzare “Giro della Valle d'Aosta. Storia di amicizia campioni montagne paesaggi e fatica”: «Il progetto del volume è del tutto particolare – hanno spiegato gli autori -. Siamo partiti ricordando ogni edizione, dalla prima del 1962, completandola brevemente con risultati e aneddoti sino ai giorni nostri. La decisione comune è stata, volutamente, quella che a raccontare il Giro fossero i protagonisti: corridori, direttori sportivi, meccanici, organizzatori, volontari, suiveurs e giornalisti. Numerose sono le immagini pubblicate, scelte tra quelle che il tempo aveva lasciato utilizzabili, e quelle che a nostro avviso sono le più rappresentative per ricordare quegli anni, anche lontani». Federico Bona