Avrebbe approfittato dello stato psichico della ragazza, minorenne all’epoca dei fatti, per avere con lei dei rapporti sessuali. Non contento, li avrebbe addirittura filmati, conservandone traccia nel cellulare, poi finito sotto sequestro.
Sono pesanti gli addebiti a carico di un operatore socio-sanitario cinquantenne padovano, accusato di violenza sessuale e di pedopornografia nei confronti di una ragazza, oggi da poco maggiorenne, fino a due anni fa ricoverata nell’ospedale di Padova con problemi psichici (seguita dall’avvocato Leonardo De Luca dello studio legale Simonetti).
Ieri il gup Alberto Scaramuzza del tribunale di Venezia - competente per il caso in questione, trattandosi di un reato distrettuale - ha rigettato la richiesta di giustizia riparativa formulata dall’imputato e dal suo legale rappresentante, l’avvocato Massimo Pavan. Contestualmente, il tribunale di Venezia ha disposto il giudizio abbreviato, richiesto dallo stesso imputato. La prossima udienza è in programma per il 3 luglio per la discussione.
I fatti risalgono nel periodo compreso tra aprile e maggio del 2022. Secondo l’accusa, l’uomo non solo avrebbe avuto dei rapporti non consenzienti con la ragazza (diciassettenne, all’epoca) ma li avrebbe anche registrati con il telefono cellulare.
Con il passare dei mesi, i fatti erano stati confidati dalla ragazza alla mamma, la quale a sua volta aveva raccontato tutto alla psicologa del reparto, incaricata di seguire da vicino e per la durata del percorso riabilitativo sia la giovane ragazza ricoverata nel reparto di psichiatria sia i familiari.
Da qui era partita la segnalazione alla Procura e le conseguenti indagini che avevano portato al sequestro del telefono cellulare dell’operatore sociosanitario, al cui interno erano custodite le registrazioni.
La stessa ragazza - ascoltata con tutte le cautele del caso vista la delicatezza della situazione - aveva confermato gli episodi di fronte agli inquirenti. Dal canto suo, la linea difensiva dell’uomo, decisa insieme all’avvocato Pavan, ha puntato fin dal primo momento a contestare le accuse. Attualmente, l’operatore sanitario si trova regolarmente in servizio, impiegato dall’azienda sanitaria in un reparto diverso rispetto a quello dove operava precedentemente.