La San Benedetto fa marcia indietro sull’accordo collettivo per lo smart working. Dopo l’intesa raggiunta con i rappresentanti sindacali e il voto favorevole dell’assemblea dei lavoratori, ai quali nei giorni scorsi era stata sottoposto l’accordo, l’azienda di Scorzè ha deciso di non firmare il patto.
I lavoratori lo hanno appreso il 17 giugno da una nota sindacale di Fai Cisl e Flai Cgil appesa nelle bacheche dello stabilimento di Rio San Martino: «Con profonda perplessità e sorpresa, vi informiamo che l’azienda ha deciso di non firmare l’accordo sullo smart working»
Una scelta che i rappresentati dele Rsu giudicano incomprensibile di fronte a una «pratica consolidata nella maggior parte delle grandi aziende».
E accusano San Benedetto di aver avuto un comportamento «poco coerente con gli standard di serietà e trasparenza che ci aspetteremmo da un’azienda di prestigio».
Una retromarcia che ora «mette in discussione la fiducia e la stabilità del rapporto tra lavoratori e datore di lavoro».
Dopo il confronto con l’azienda, ragionano i sindacati, l’accordo era stato votato e approvato dall’assemblea. Interessati sono tutti gli impiegati dell’azienda, più di duecento lavoratori.
Il patto, tra l’altro, è piuttosto blando rispetto ad altre grandi aziende. Quattro paginette nelle quali si prevede un massimo di sei giorni di telelavoro al mese, non differibili al mese successivo in caso di mancato utilizzo, e con la possibilità di essere richiamati in ufficio, con tre giorni di preavviso, in caso di necessità.
Regole per garantire la produttività e la conciliazione tra i tempi del lavoro e la gestione familiare, considerato anche che riguarda molte donne.
Azienda e rappresentanti sindacali decisero nel luglio delle scorso anno, durante la firma dell’integrativo 2024-2026, di arrivare a un accordo sul lavoro da casa entro il 31 dicembre 2024. Il confronto è andato un po’ lungo, è stata costituita un’apposita commissione. I lavoratori si sono confrontati. Ed è stata stesa la bozza. Ma al momento della firma l’azienda si è tirata indietro.
Una marcia indietro inattesa che ha fatto arrabbiare anche le segreterie provinciali di categoria. «Ingiustificata», è il termine che utilizzato.
La San Benedetto della famiglia Zoppas, contattata sull’argomento, ha preferito non rilasciare alcun commento. Ora i lavoratori si riuniranno in assemblea per decidere come reagire.
