Sono passate sotto silenzio le frasi con cui Ignazio La Russa ha commentato l’elezione di Ilaria Salis. Il presidente del Senato, a proposito della neoparlamentare europea, ha detto che «la candidatura per far scarcerare le persone non appartiene alla democrazia». Difficile dargli torto.
Mi pare siano passate sotto silenzio le frasi con cui Ignazio La Russa ha commentato l’elezione di Ilaria Salis. Il presidente del Senato, a proposito della neoparlamentare europea, ha detto «che la candidatura per far scarcerare le persone non appartiene alla democrazia». Difficile dargli torto, anche se in passato abbiamo già avuto esperienze simili. Toni Negri fu messo in lista dai radicali mentre era in cella per accuse gravissime, che andavano dalla banda armata al sequestro e all’omicidio, e una volta eletto se la svignò, riparando in Francia prima che il Parlamento votasse l’autorizzazione a procedere che lo avrebbe costretto a scontare una pena di 12 anni. Ma a quei tempi, a onor del vero, Marco Pannella e i suoi combattevano una battaglia contro leggi a tutela dell’ordine pubblico che ritenevano repressive, inoltre erano in aperta polemica con la magistratura e si erano fatti testimoni delle condizioni carcerarie. Non a caso poi candidarono Enzo Tortora, che aveva patito sulla propria pelle sia gli orrori giudiziari che quelli carcerari (fece il giro delle redazioni una sua fotografia a torso nudo nel reclusorio di via Gleno a Bergamo). Ma Tortora, quando fu condannato in primo grado, si dimise rinunciando all’immunità, per ottenere poi l’assoluzione piena in secondo grado.
Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, i due leader di Avs, Alleanza verdi e sinistra, la formazione in cui è stata eletta Ilaria Salis, invece, che battaglia intendono combattere, oltre a quella personale che ha consentito loro di ritagliarsi uno spazio fra i vari cespugli che circondano il Pd? Nessuno a dire il vero lo sa. Bonelli, portavoce dei verdi, ha collezionato più sconfitte che elezioni. Per anni ha provato a entrare in Parlamento, sia a Roma che a Bruxelles, ma è sempre stato trombato, con l’unica eccezione del 2006, al seguito di Alfonso Pecoraro Scanio, ma la sua fu una legislatura breve, che si concluse nel 2008, senza rielezione. Passerà alla storia per essersi presentato alla Camera, durante il discorso di insediamento del governo di Giorgia Meloni, con i sassi raccolti nell’Adige, simbolo, secondo lui, della drammatica siccità che attendeva l’Italia. Bastò quello per scatenare oltre alle polemiche, un’ondata di maltempo.
Da allora le primavere sono le più piovose di sempre e i bacini sono al massimo. Fratoianni invece è un pupillo di Nichi Vendola, il che dice tutto. Cresciuto alla corte dell’ex governatore della Puglia, con lui, dopo le esperienze in Rifondazione comunista, creò Sinistra ecologia e Libertà, che in fondo era in anticipo sui tempi di quella che poi sarebbe stata l’Avs. Rispetto al suo padrino politico, non ha la stessa capacità affabulatoria, in compenso è più telegenico e dunque sta spesso in tv. Lo rimproverano per aver candidato la moglie, Elisabetta Piccolotti, ma ai giornalisti la coppia di compagni piace molto e infatti ogni tanto ai due dedicano ritratti molto glamour.
Insieme Bonelli e Fratoianni sono anche responsabili di quel successo politico che si chiama Aboubakar Soumahoro, il leader dei braccianti agricoli del Sud che Avs ha candidato e che il primo giorno in Parlamento si presentò con gli stivali sporchi di fango, salvo poi scoprire che il fango lo aveva in casa. La moglie, la suocera, il cognato, tutti impegnati nell’assistenza ai migranti, sono finiti a processo con accuse che vanno dalla frode, alla bancarotta, al riciclaggio. In pratica, invece di aiutare gli extracomunitari, intascavano i soldi per far la bella vita. Quando scoppiò lo scandalo, Soumahoro si difese durante una memorabile puntata del programma Piazza pulita rivendicando il diritto al lusso. Di sua moglie ovviamente, e con i soldi pubblici. Una vicenda simile avrebbe spezzato le gambe alla carriera di chiunque. Non a Bonelli e Fratoianni, però, i quali, nonostante Soumahoro si sia guardato bene dal dimettersi e si sia limitato a sospendersi dal partito, continuano a far danni. Ilaria Salis, accusata di appartenere a un gruppo che andava in giro per l’Europa a cercare di spaccare la testa ai militanti di destra e per questo arrestata e sotto processo, è stata trasformata in un’eroina e la candidatura, come ha detto Ignazio La Russa, è stata usata per far uscire di prigione una sconosciuta di fatto diventata simbolo del nuovo fascismo.
Ma i Bibì & Bibò di Avs non hanno portato al Parlamento europeo solo la Salis: anche Mimmo Lucano, controverso sindaco di Riace, che a seguito di un’inchiesta della Procura di Locri era stato condannato in primo grado a 13 anni, pena poi ridotta a un anno e sei mesi in appello. Non soltanto Lucano, tra gli eletti a Bruxelles c’è pure la possibilità che ci sia Leoluca Orlando, classe 1947, uno che ha attraversato mezzo arco costituzionale, dalla Dc a Italia dei valori, dal Pd ai Verdi, sindaco di Palermo per quattro legislature, deputato ed eurodeputato per diversi anni. In altre parole, un camaleonte passato dalla Prima alla Seconda repubblica, che forse si appresta a transitare nella Terza. Se la candidatura di una detenuta per ottenerne la scarcerazione non appartiene alla democrazia, come dice La Russa, a che cosa appartiene la candidatura di un tipo come Orlando per evitare la pensione?