C’è stato un tempo, anche molto recente, in cui il passaggio epocale tra un’epoca e l’altra si identificava con le innovazioni in ambito industriale. Questo paradigma è valido ancora oggi, ma ha assunto un contorno e un ambito ancor più delineato e che risponde al nome di “digitalizzazione”. Per essere al passo con i tempi, le nuove realtà aziendali devono necessariamente affidarsi al web. La maggior parte degli investimenti, infatti, hanno come punto di caduta nelle idee tecnologiche più innovative in grado di rendere più “smart” la vita delle persone. Ci sono, infatti, sempre più giovani imprenditori che sfruttano le potenzialità del digitale per proporre soluzioni innovative. Ma il fare impresa in Italia segue questo percorso?
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Proviamo a spiegarci meglio. Le idee non mancano, così come la voglia di investire per mettere in piedi una startup (più o meno innovativa) che punta tutto sul digitale. Ma l’ecosistema è fecondo per far germogliare queste idee? La risposta a questa domanda è controversa, ma fornisce lo specchio esatto della situazione: a volte sì, a volte no. Partiamo dai lati negativi: la lentezza nella digitalizzazione dei sistemi in Italia. Basti pensare alle complessità per partecipare a un bando pubblico per l’accesso – per esempio – ai fondi per le Piccole e Medie Imprese (PMI). Piattaforme che a volte sono desuete e “istruzioni” che sembrano esser state scritte per rendere difficile anche la mera compilazione di un documento.
Per rimanere sempre sulla sponda negativa della vicenda, occorre sottolineare come ci sia un gap geografico all’interno dell’Italia stessa. Non parliamo solamente dell’atavico problema della connettività in alcune (ancora troppe) zone del Paese, ma anche di alcune differenze sostanziali nell’approccio al fare impresa in Italia sfruttando la telematica. Infine, ma non per importanza, c’è la burocrazia: per aprire una società (di qualunque natura) occorrono moltissimi passaggi ed è ancora fondamentale (in molti casi) rivolgersi a una serie di professionisti in grado di supportare e accompagnare un imprenditore (più o meno giovane) nel percorso per aprire la propria attività. E questo, spesso e volentieri, rallenta – in alcuni casi limita – la voglia di fare impresa in Italia.
E il digitale? Se il mondo delle nuove startup in Italia è intriso di digitale, quel che manca è il supporto del digitale al fare impresa. Nel monografico di oggi, Giornalettismo cercherà di capire come la presenza di alcuni (rari, ma efficienti) strumenti che potremmo definire “facilitatori” (o velocizzatori) in chiave digitale possano essere la soluzione a quel muro che – il più delle volte – sembra invalicabile e che risponde al nome di burocrazia. Consulenze in digitale (sia a livello legale che fiscale e contabile) che consentono di adattarsi alle esigenze del mercato, che continua a correre più veloce delle idee, e piattaforme in grado di aggregare alcuni professionisti che possono rivelarsi preziosi per accelerare la creazione di un’azienda. Senza dimenticare la presenza di nuove soluzioni, forse non ancora totalmente efficaci (dal punto di vista dell’utente-imprenditori) che coinvolgono anche quel mondo che – all’apparenza – sembra sempre fermo: quello del notariato.
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