TRIESTE. Leonardo era un amico «scherzoso», un atleta «tenace», un ragazzo di animo «sincero», capace di «buttarsi giù e poi rialzarsi con il sorriso sul viso», con quella semplicità e naturalezza tipica dei vent’anni e di chi ha, doveva avere tutta la vita davanti per affrontare e vincere tante altre sfide.
La notizia è arrivata nel primo pomeriggio, irrompendo nel mezzo dell’ultimo riscaldamento prima del saggio di fine anno della Ginnastica Triestina, imprimendosi sul volto di allenatori e compagni che per anni si sono allenati insieme a lui. Leonardo Scarel, «Leo», alla fine non ce l’ha fatta.
Il giovane, 21 anni compiuti in aprile, se n’è andato, morto giovedì scorso dopo due giorni di agonia al Santa Maria della Misericordia di Udine, dove era stato ricoverato a seguito di un tragico incidente stradale verificatosi martedì nella Bassa Friulana, di ritorno a casa dopo una visita alla nonna.
«Il momento prima eravamo carichi, euforici. E poi, in un attimo, il tempo si è fermato, siamo rimasti ammutoliti», racconta Fabrizio Mezzetti, l’allenatore che ha accompagnato Leonardo in tante gare a partire dal 2018, quando il ragazzo di Terzo Aquileia si era unito alla Ginnastica Triestina durante il periodo di studi all’Istituto Nautico di Trieste, dove si è diplomato.
«Faceva tutti i giorni avanti e indietro», ricorda Mezzetti, rievocando con tenerezza l’immagine di quello studente di prima superiore – giovanissima promessa della ginnastica artistica, che praticava anche a livello agonistico fin da bambino – che tutti i pomeriggi «appena uscito da scuola, arrivava di corsa in palestra e faceva i compiti seduto in corridoio».
L’allenatore ricorda non tanto le «molte medaglie», Leonardo aveva peraltro collezionato avendo partecipato con la Ginnastica Triestina (e prima ancora con la Ginnastica Isonzo di Gorizia) a numerose competizioni a livello regionale e nazionale, ma quella «tenacia» di chi allo sport «ci teneva davvero», entusiasta quanto competitivo con sé stesso. «Mi colpiva, soprattutto – racconta Mezzetti – come prima di ogni gara, durante gli allenamenti, Leo si scoraggiasse alla minima mossa non riuscita alla perfezione». Ma il broncio durava davvero poco perché da bravo sportivo lui «subito ci riprovava, si impegnava, e ci riusciva»: e così tornava in pista, «con il sorriso di chi ci crede, in sé stesso».
La notizia è arrivata nel mezzo dell’ultimo riscaldamento prima del saggio, che però i giovani atleti della Ginnastica Triestina hanno voluto fare lo stesso, venerdì sera, dedicando un minuto di silenzio proprio a Leonardo. E a quella «passione inconfondibile» che lo rendeva «un vero campione, in particolare per l’attrezzo delle parallele», racconta Tommaso Kovacic, tornando con la mente a quel podio condiviso cinque anni fa senza neanche far caso a chi era arrivato primo, chi terzo. Perché lui, «Leo», era un «vero amico, solare e divertente», come lo ricorda Gioele Franchi, ripercorrendo «tante gare» ma soprattutto «tante risate assieme: mi mancano le parole»
