«Qui c’è tutto, ci sono le infrastrutture, gli eventi internazionali, la dimensione metropolitana, la residenzialità, la cultura. E tutto funziona. Eppure i nostri figli vogliono andarsene a Milano, e mica per fare la bella vita: lavorano per un niente, i soldi non bastano mai, riportano i vestiti a lavare a casa perché dove abitano non hanno neanche la lavatrice. Come mai? Perché Milano è “cool”». Mestre invece vive con lo stigma di non essere “Venezia - Venezia”, è ancora spezzata dalla gronda lagunare, dalla ferrovia, dall’autostrada, è ancora nell’ombra di quel “centro storico” che definito così «è incomprensibile, per chi non abita qui».
Il “problema d’immagine” della terraferma veneziana, è stato al centro del confronto organizzato da Venice Bay negli spazi del business center della Hybrid tower di via Torino, una maratona di interventi che ha visto intervenire istituzioni, categorie, esperti e pubblica amministrazione, tutti nel tempo di una clessidra, tutti con la loro proposta per rilanciare Mestre.
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«Per anni, se chiudevo gli occhi e pensavo a questa città, avevo i mente la stazione. E credevo che il suo centro fosse quello, in quelle due strade che si incrociavano a pochi passi dai binari. Ho scoperto quasi per caso che non è così», ha raccontato Klemen Miklavic, ex sindaco di Nova Gorica e protagonista della vasta operazione di rilancio della sua città, negli anni passati.
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«E questo è il problema, significa che non vi era alcun meccanismo attivo nello spingerti oltre», ha risposto Paolo Cagnan, vicedirettore al digitale del gruppo Nem, che assieme a lui ha trasformato ogni proposta in una conversazione, dialogando con Luca Lazzarin e David Mazzarelli, dello studio di comunicazione che ha organizzato l’evento per festeggiare i dieci anni di attività.
«Mestre è indiscutibilmente viva, nel bene come nel male», ha ribadito Cagnan, «È un centro nevralgico, un Hub: ferroviario, aeroportuale, e sì, anche dello spaccio di droga. Mestre è tante luci e tante ombre, perché è innegabilmente metropolitana. Dobbiamo capire come raccontarne tutte le sfaccettature, non solo quelle di cronaca nera».
Tre minuti, con tanto di inflessibile clessidra, per proporre un progetto. E i relatori ce l’hanno fatta, invero. Ecco dunque in estrema sintesi le loro proposte
Marco Mestriner, vicepresidente di Ater
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Marco Mestriner, di Ater, si è lanciato nel sogno di un «Iconic building, come la Tour Eiffel, che possa identificare Mestre quando la si pensa a occhi chiusi, magari costruendo un nuovo skyline affacciato sulla laguna», al posto della stazione, insomma
Fabio Raschillà, presidente di Insula
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Il presidente di Insula, ha parlato di social housing, in prospettiva futura e non solo di edilizia popolare: «Un accordo pubblico privato, un’offerta che faccia restare sul territorio gli studenti anche quando diventano professionisti »
Piero Rosa Salva, presidente di Vela
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Il presidente di Vela, ha ribadito l’importanza di suturare quella cesura mai sanata che spezza il territorio: «Abbiamo realizzato solo infrastrutture, decenni fa, che erano essenziali. Ma ora è il momento di costruire il dialogo tra la componenti della città».
Andrea Saviane, segretario Confartigianato Imprese di Venezia
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Per Saviane è fondamentale riattivare i mestieri perduti, con questi aumentare i servizi di prossimità che mancano, dai calzolai ai riparatori di biciclette sino alle lavanderie a secco.
Alvise Canniello, direttore di Confesercenti Metropolitana
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Canniello ha promesso una attenta ricognizione dei negozi sfitti: dalla mappatura e dall’analisi della sua distribuzione deve nascere un progetto per ripopolare i locali non utilizzati con nuove attività commerciali
Tommaso Santini, strategic advisor Gabetti Property Solutions e partner Atlas SGR
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Santini ha spiegato il valore aggiunto (economico, ma anche di sistema) della capacità di attrarre le produzioni cinematografiche, un business che in alcune regioni – come la Basilicata, non il top a livello di rinomanza mondiale – funziona alla grande.
Alessia Zambon, direzione Rai Veneto
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Alessia Zambon ha proposto «una fiction ambientata qui, non la solita in costume, ma nei vari luoghi della città metropolitana: ogni euro investito in questo modo diventa uno e mezzo di ricaduta, sempre»
