“Meno sentenze, più coraggio nell’aspettare i giovani”. Lo ha detto tre giorni fa Massimo Favo, allenatore dell’Under 17 italiana. Una dichiarazione che di base non ha nulla di speciale: probabilmente scorrendo gli archivi della stampa sportiva degli ultimi vent’anni se ne ritroverebbero centinaia non simili, ma proprio uguali, di allenatori diversi di club e nazionali giovanili. Dichiarazioni che assumono importanza maggiore perché dopo tre giorni Favo è diventato campione d’Europa con l’Under 17? No, o almeno non solo per la capacità di Camarda e compagni di vincere i campionati europei di categoria, ma anche e soprattutto per il come e per il quando.
IL COME – Sì: l’Italia Under 17 nella finale ha semplicemente devastato il Portogallo, squadra capace prima della finale di vincere 4 a 1 contro l’Inghilterra e battere 2 a 1 la Spagna. Due nazionali che negli ultimi 25 anni ha vinto la competizione 7 volte. Hanno devastato il Portogallo gli azzurrini da un punto di vista fisico: Cama, Di Nunzio, Camarda andavano a un ritmo triplo rispetto a quello degli avversari. Quante volte ci si è ritrovati a stare dall’altra parte, a essere quelli surclassati per corsa e fisicità? Tante, troppe, e nel calcio di oggi, inutile dirlo, tra riaggressioni e ripartenze bisogna correre forte: i ragazzi di Favo corrono, senza risparmiarsi. Corrono e dribblano, finalmente: che sì, è innegabile il valore della fisicità nel calcio di oggi, ma nel frattempo a furia di ragazzini costretti a scaricare il pallone al compagno libero pena urlacci pure se hanno otto anni ci siamo persi l’ebbrezza e il divertimento di chi scarta l’avversario, di un tunnel, di una finta. Guardare Liberali contro l’Inghilterra o Camarda contro il Portogallo fa bene a chi ha vissuto un pallone dove esistevano il dieci e le ali, che mettevano al servizio della squadra lo scompiglio altrui, aggiungendoci anche il godimento personale dell’avversario mandato gambe all’aria. E dunque è dimostrato che una cosa (l’estro), non esclude l’altra (la fisicità): e che se combinate assieme portano pure i risultati. Certo, una vittoria di un torneo giovanile poi va presa per quella che è, seppur una bella vittoria come quella dell’Italia: dei ragazzi di 17 anni o giù di lì che si divertono e vincono. E tuttavia la vittoria dell’Under 17 oltre a rappresentare un bel segnale per i motivi esposti fin qui va anche contestualizzata in un quadro temporale.
IL QUANDO – Che il calcio italiano non abbia vissuto un bel momento è cosa arcinota. Due mancate qualificazioni ai mondiali, una Serie A sempre più impoverita sia economicamente che tecnicamente, oltre un decennio di magra nelle coppe europee per club. In mezzo la vittoria agli Europei del 2021 e in ultimo il ritorno dei club nelle finali dei tornei internazionali e finalmente anche alle vittorie, con Roma in Conference e Atalanta in Europa League. Ma andando ad analizzare ciò che accade nelle nazionali giovanili forse c’è qualche segnale in più da cogliere: l’Under 17 non aveva mai vinto nella sua storia, ma è andata in crescendo, i bronzi del 2005 e del 2009, gli argenti nel 2013, 2018 e 2019, la vittoria nel 2024. Un percorso simile lo ha fatto l’Under 19, campione d’Europa nel 2003, poi anni di magra con due argenti in mezzo, e poi un argento, un bronzo e la vittoria del luglio 2023 (ancora una volta contro il Portogallo in finale). E poi l’Under 20, che ai Mondiali non va praticamente mai oltre i quarti di finale (quando si qualifica, non spesso negli anni precedenti) e nelle ultime tre edizioni ottiene un terzo posto e poi l’argento del 2023. Insomma: sembra che i buoni risultati delle nazionali giovanili italiane siano strutturali, e non exploit estemporanei, e che stiano crescendo generazioni che in futuro potranno degnamente vestire l’azzurro, da Casadei a Camarda, da Baldanzi a Pafundi, da Ghirardi a Liberali. Anche grazie ad allenatori come Favo, o Nunziata o Bollini: in grado di dire ai giovani che un dribbling è una cosa meravigliosa con le giuste dosi e se sono disposti anche a correre a rubare il pallone all’avversario. In grado di dirglielo, e di farsi ascoltare anche. E poi magari un domani saremo in strada a festeggiare, o magari no: ma se accade sarà anche un po’ merito loro.
L'articolo Attenzione: la vittoria dell’Italia agli Europei Under 17 dice tante cose. Il nostro calcio saprà ascoltare? proviene da Il Fatto Quotidiano.
