«Adesso basta…», sospira di rabbia il sindaco di Colle Santa Lucia, Paolo Frena. «Ho negli occhi l’immagine del povero morto sulla strada e dello strazio dell’autista del mezzo. Ripeto: adesso basta con le polemiche, con le strumentalizzazioni. E chi va in moto o in auto si metta, per favore, una mano sulla coscienza».
Frena non ha avuto ancora il tempo di leggere le riflessioni di Legambiente del Veneto sul caso dell’autovelox al Giau. Guarda caso, anche Luigi Lazzaro, il presidente regionale dell’associazione, dichiara: «Basta speculare contro le sanzioni per eccesso di velocità. La sicurezza dei cittadini e la vivibilità dei territori montani sono la priorità».
«Ovviamente sottoscrivo e ringrazio Legambiente d’interpretare puntualmente il mio pensiero», commenta Frena quando gli viene letta la nota.
«Ci preoccupa molto la deriva a cui stiamo assistendo», dichiara Lazzaro, «la guerra strumentale agli autovelox non solo legittima l’impunità delle violazioni ai limiti di velocità, ovvero la prima causa degli incidenti gravi (come certifica Istat), ma indebolisce l’efficacia dell’azione dei Comuni a tutela della sicurezza dei cittadini del territorio, privandoli di quello che spesso è l’unico mezzo per evitare che le strade delle dolomiti si trasformino in un circuito di gara».
Il rilevatore, posizionato in località Piezza vicino al passo Giau, il valico più spettacolare delle Dolomiti, era stato installato dal sindaco in risposta alle istanze dei cittadini, stanchi di motociclisti e automobilisti che sfrecciano sulle curve a velocità ben superiori ai limiti imposti, mettendo a rischio la sicurezza dei residenti, soprattutto durante la stagione turistica.
La situazione determinata dal caso della non-omologazione scoppiato lo scorso 19 aprile, riguarda certamente anche gli altri comuni del comprensorio delle Dolomiti. Una problematica ignorata dalla riforma del Codice della strada in esame al Senato, che – ricorda Legambiente – non colma il vulnus giuridico e anzi addirittura prevede una sola multa all’ora in caso di ripetute violazione delle velocità consentite.
«Accanto alla insensata lotta ai limiti di velocità», continua Lazzaro, «occorre sottolineare come, alla luce del recente decreto, i sindaci siano limitati nell’esercizio di un’importante funzione, ovvero la tutela della sicurezza dei cittadini. Ci chiediamo chi, più dell’amministrazione locale, conosca il territorio e le sue difficoltà. Per questo, Legambiente Veneto sarà accanto al sindaco Frena e a tutti gli amministratori che vorranno accogliere il suo appello per un confronto con il prefetto di Belluno per trovare una tempestiva e adeguata soluzione, che ci auguriamo preveda una intesa a conferma dell’utilità delle sanzioni per gli sbruffoni a quattroruote. Ma che soprattutto introduca all’avvio dell’installazione di sistemi di controllo informatici del traffico veicolare sui passi e nei centri abitati dolomitici, per poter valutare con precisione l’intensità, la frequenza e la tipologia dei flussi e stabilire conseguenti riduzioni o chiusure al transito».
Il sindaco di Livinallongo, Leandro Grones, in questi giorni si è unito alla protesta degli operatori turistici per le corse dei bolidi su e giù per il Pordoi, «con un inquinamento acustico infernale».
«Non uno ma dieci autovelox ci vorrebbero su queste strade», afferma il sindaco uscente. Dall’altra parte della provincia Alberto Peterle, sindaco di Alpago, conferma che ha già l’autorizzazione per installare un rilevatore lungo l’Alemagna, tra Santa Croce al Lago e la Secca.
«Ci era stato raccomandato anche dai residenti. Abbiamo sospeso l’installazione per avere maggiore chiarezza sulle conseguenze del recente decreto governativo», dice Peterle, «ma quanto prima vogliamo metterlo al suo posto. E non ci si venga a dire che vogliamo far soldi. I morti sulla strada ce li siamo dimenticati?».