foto da Quotidiani locali
L’ultima volta che il Venezia ha vinto i playoff di Serie B è stato tre anni fa, il 27 maggio 2021. Avversario il Cittadella di Roberto Venturato, alla seconda finale dopo quella con il Verona (persa il 2 giugno 2019).
Era finita 1-0 per gli arancioneroverdi la sfida d’andata al Tombolato, e sarebbe bastato loro non perdere con due gol di scarto per avere la certezza di salire nell’olimpo del calcio italiano, in virtù della migliore posizione acquisita al termine della stagione regolare, quinti contro sesti (i padovani).
Quella sera al Penzo si era avvolti da un’atmosfera particolare, di grande attesa e suspence. Chiunque fosse uscito vincitore avrebbe compiuto un’impresa. Ci riuscì la squadra di Paolo Zanetti, a coronamento di un’annata straordinaria, con il ritorno nella massima serie dopo una lontananza durata ben 19 anni!
E forse non accadde per caso che ad apporre il sigillo alla promozione fu un veneziano doc, Riccardo Bocalon (oggi al Renate, in Serie C), che al 93’ realizzò la rete dell’1 a 1: un guizzo che affossò definitivamente le speranze dei granata, interpreti di una partita generosissima, attenta, tatticamente quasi perfetta.
Unico, ma sostanziale limite: non aver saputo sfruttare, nella ripresa, il vantaggio dell’uomo in più determinato dal doppio cartellino giallo sbandierato a Mazzocchi al 36’ del primo tempo.
Una gara da rivivere per le emozioni regalateci e per la guerra di nervi che caratterizzò il confronto fra i due strateghi della panchina, Zanetti, vicentino di Valdagno, e Venturato, nato sì in Australia, ma da genitori trevigiani.
Con Daniele Orsato, miglior arbitro italiano e anch’egli veneto, chiamato a dirigere il match, il Cittadella, costretto a vincere, si presentò con Beretta in attacco al posto di Baldini. Replica del Venezia con Aramu, Forte e Di Mariano (il match-winner dell’andata) a formare il tridente offensivo.
Erano partiti bene gli ospiti, mettendo alle strette gli avversari con una pressione asfissiante. Dalle parti di Maenpaa, estremo difensore di casa, piovevano parecchi palloni ed al 26’ il Cittadella passò in vantaggio con Proia, ben imbeccato da capitan Iori.
A quel punto era tutto in discussione: il Venezia andò in difficoltà e l’ingenuità di Mazzocchi, con due falli nel giro di un minuto e conseguente espulsione per doppia ammonizione, complicò le cose. Il Venezia riuscì ad andare all’intervallo con un solo gol al passivo, al Cittadella ne serviva un altro per completare la rimonta e concretizzare la storica impresa di volare in A.
Il riposo negli spogliatoi consentì agli arancioneroverdi di riorganizzarsi e mettere in campo una nuova strategia. Zanetti chiese ai suoi compattezza sotto la linea della palla, una difesa bassa e di provare a ripartire, quando fosse stato possibile, per far male ai granata. Copione inevitabile: il Cittadella, con il vantaggio dell’uomo in più, si gettò in avanti con tutte le sue energie.
Attaccarono gli uomini di Venturato, mentre sul fronte di casa ci si difese con orgoglio. L’allenatore ospite inserì tutte le punte a sua disposizione, Zanetti ricorse a Johnsen, bravo ad alleggerire la pressione dei padovani e a consentire ai compagni di rifiatare un po’.
Con il passare dei minuti e sostenuto dai propri tifosi all’esterno dello stadio in modo encomiabile (si era in piena epoca di Covid), il Venezia vide avvicinarsi sempre di più l’agognato traguardo, mentre il Cittadella, pur arrembante, andò a sbattere sempre di più contro un muro, non riuscendo a concludere in maniera pericolosa, tranne un tentativo di Branca disinnescato dall’estremo difensore finlandese con deviazione oltre la traversa.
Con il passare dei minuti il gioco si fece spezzettato, Iori e compagni iniziarono a sentire la fatica e a perdere lucidità. Sino alla mossa decisiva di Zanetti, che al 76’ mise dentro Bocalon al posto di Forte. Il Doge, in pochi minuti, lavorò una quantità infinita di palloni per tenere gli avversari lontani dalla porta. E proprio nel recupero, un’azione imbastita da Johnsen e rifinita da Maleh, lo portò alla conclusione vincente in scivolata, che beffò Kastrati: con quell’1-1 i giochi erano definitivamente chiusi.