Nessun passo indietro di Luca Zaia, presidente del Veneto, sull’utilizzo del Fondo dei Comuni di Confine per garantire la continuità operativa della pista di bob, skeleton e slittino.
“Le Province di Trento e Bolzano si impegnano a sostenere, per gli esercizi compresi tra il 2027 e il 2046, un importo annuo determinato nell’ambito della programmazione, per garantire la continuità dell’utilizzo sportivo dell’impianto recuperato, destinando apposite risorse nell’ambito del Fondo Comuni confinanti”, si legge nel Bollettino ufficiale della Regione Veneto numero 65 del 21 maggio 2024.
I sindaci hanno detto di no. Il presidente del Comitato per la gestione del Fondo, Dario Bond, ha precisato di non saperne niente. La Provincia di Belluno, coinvolta direttamente nella vicenda, ha fatto sapere di voler approfondire l’argomento.
Zaia, in visita all’Istituto Cavanis di Possagno, dove ha rilanciato il valore delle Paralimpiadi e, di conseguenza, la necessità di attrezzarsi a tutti i livelli per l’inclusività dei diversamente abili, alla domanda del Corriere delle Alpi in merito all’utilizzo del Fondo Comuni di Confine ha risposto: «Noi tutti dobbiamo fare un passo a lato, dobbiamo fare un sacrificio».
Di fatto, dunque, la Regione intende proseguire sulla strada indicata. E si augura di condividere il tutto con Palazzo Piloni. Ma le perplessità, se non addirittura le contrarietà dei sindaci rispetto a un utilizzo ritenuto improprio, poiché il Fondo di 80 milioni destinato ai Comuni stessi è orientato sugli investimenti e non sulle spese di gestione?
«Capisco le posizioni di tutti», ci ha risposto Zaia quando gli abbiamo evidenziato le posizioni in campo. «Quella è una soluzione», ha aggiunto. «E, d’altra parte, rendiamoci anche conto che cosa porta a casa la montagna bellunese con le Olimpiadi. Non stiamo parlando di milioni di euro, ma di cifre assolutamente affrontabili».
Si ipotizza un costo annuo di circa un milione e mezzo di euro, che verrebbe coperto anche dai contributi delle Federazioni, dagli introiti dell’attività svolta, magari pure dagli sponsor. «Ricordiamo inoltre che la legacy ci permette», invita a riflettere il presidente Zaia, «di candidarci ad altri eventi internazionali. Dopodiche il territorio è l’artefice del proprio futuro. Io ho portato le Olimpiadi. Se qualcuno ritiene che non vadano bene, vorrà dire che non porteremo altri eventi. A me sembra assurdo non valorizzare una montagna così bella come la nostra». E insiste.
«Le Olimpiadi sono una grande opportunità mi spiace che qualcuno non si sia accorto che avremo un evento internazionale che sarà visto da 3,5 miliardi di cittadini nel mondo, che avremo un aumento di Pil di 1,5 miliardi di euro e che portiamo a casa, come Regione Veneto, almeno 2 miliardi di opere tra stradali e sportive e sono opere che noi ereditiamo dal movimento olimpico, quindi non sono opere che paga la Regione Veneto».
Intanto, però, s’affaccia un’altra ipotesi, che potrebbe risultare meno impattante del ricorso al Fcc. L’assessore regionale alla specialità della provincia di Belluno, Gianpaolo Bottacin, sta verificando la possibilità di ritagliare la somma necessaria per la legacy della pista dai 18 milioni di extracanoni idrici che per legge regionale (la 27/2020) i grandi concessionari devono cedere gratuitamente ai territori (220 kiloWattora per ogni kiloWatt di potenza nominale media di concessione). Quota che la Regione ha stabilito di monetizzare per riversare le risorse su capitoli a sostegno del sociale. «Siccome è un capitolo in capo alla Regione e alla Provincia, probabilmente trovare una soluzione è meno complesso. Si tratta di rifletterci e , ormai dopo le elezioni, di verificare, con serenità, se è una strada praticabile. A mio avviso sarà anche più efficace».