TRIESTE Il tempo necessario per studiare le carte, interpretare le due sentenze del Tar e mettere insieme i tasselli di una questione sempre più complessa, con la delibera che dava il via libera al piano regolatore prima approvata in giunta regionale, poi messa in discussione a causa di «vizi procedurali», infine pubblicata sul sito della Regione. Il centrosinistra rompe il prudenziale silenzio e torna all’attacco sul progetto della cabinovia, accusando sindaco Roberto Dipiazza e presidente della Regione Massimiliano Fedriga di «aver perso il senso del ridicolo», dichiara il vicepresidente del Consiglio regionale Francesco Russo: una «miope testardaggine» davanti a «un’opera che ormai i cittadini hanno capito non si farà mai».
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I retroscena si rincorrono e il quadro cambia alla velocità della luce. Prima la giunta regionale approva la Vinca di terzo livello sull’incidenza ambientale dell’opera, poi il Comune esulta per le due sentenze del Tar sul ricorso delle associazioni ambientaliste, che in massima misura dà ragione all’amministrazione ma rileva alcuni vizi procedurali sull’iter seguito. Il Municipio mantiene la linea mentre la Regione si rimanda all’Avvocatura, ma alla fine il documento appare regolarmente pubblicato sul portale della giunta.
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Il Comitato No Ovovia intanto impugna le carte – in cui legge lo «stop alla realizzazione» dell’opera – e sfila due assi dalla manica: i pareri dei ministeri dell’Ambiente e alle Finanze, che proverebbero la «non finanziabilità del progetto Pnrr», e la lista di 21 candidati del Nord Est alle Europee pronti a battersi contro l’impianto a fune: tra questi Stefano Bonaccini e Alessandro Zan.
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Il dibattito sulla cabinovia diventa se possibile ancora più complesso ma dopo due giorni di riflessioni l’ago torna a spostarsi dal tecnico al politico. «In 48 ore abbiamo assistito a dichiarazioni trionfalistiche, delibere apparentemente decisive per poi scoprire che il Tar smentisce il Comune e che forse la Regione dovrà riscrivere i propri atti», attacca il dem Russo, criticando «il centrodestra triestino che – continua il vicepresidente del Consiglio regionale – pur di non ammettere i suoi errori, ci sta facendo perdere 60 milioni Pnrr». Tutto questo nonostante «in altre città i progetti originari siano stati modificati» sicché, ad esempio, invece della cabinovia «oggi avremmo potuto avere il tram di Opicina in funzione».
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La sentenza del Tar «evidenzia quello che da sempre chi si dichiara contrario afferma», rincara la consigliera regionale Giulia Massolino (Patto-Civica), evidenziando come «il Comune non ha mai fatto una seria valutazione sulle possibili alternative all’ovovia». Una «mancanza molto grave» precisa Massolino, tanto più quando si tratta di «gestire risorse pubbliche così ingenti»: «mancanza di rispetto intollerabile», peraltro, che la giunta abbia approvato la Vinca di terzo livello nelle stesse ore in cui si sarebbe dovuta tenere l’audizione del Comitato, richiesta dal centrosinistra mesi addietro ma cancellata all’ultimo.
«L’ennesima dimostrazione della dissociazione dalla realtà della maggioranza», rincara il capogruppo di At Riccardo Laterza, annotando che «il Comune ha esultato come se avesse segnato un gol»: «improprio», perché in realtà la sentenza del Tar, dopo Comitato e Soprintendenza, «scrive nero su bianco che la valutazione sull’interesse pubblico a distruggere il bosco Bovedo per farci passare l’ovovia è “viziata in radice”, e annulla diversi passaggi della procedura di Vinca». La «responsabilità politica» di questo «fallimento», ricorda Laterza, è «tutta in capo alla giunta Dipiazza: volente o nolente, dovrà trarne le dovute conseguenze»—
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