foto da Quotidiani locali
Giada sorride, indossando un cappellino verde e stringendo forte a sé la sorella Federica. Chissà a quanto tempo fa risale quella foto: a un tempo nel quale le due ragazze non potevano immaginare il baratro nel quale sarebbero sprofondate le loro vite.
Federica ha scelto questa foto per dire addio a Giada. «Ciao Tatina» le sole parole scritte su Facebook, incorniciate dai cuori e dagli abbracci degli amici. Poche le parole, perché l’orrore non si può commentare.
«Mia sorella era fantastica» dice oggi Federica, «È stato scritto tanto su di lei in questi giorni. E sarà fatta giustizia». Mentre il fratello Daniel continua a ripetere: «Non posso, non posso parlare».
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È ancora frastornato da giovedì, quando al dolore per la perdita della sorella ha dovuto sommare lo sconvolgimento per qualcosa che non riteneva possibile: Giada era stata ammazzata dal suo compagno. «Eppure non ci aveva mai detto che Andrea era violento, né ci aveva mai raccontato la situazione come grave. Lui era sempre stato gentile con noi, sempre molto tranquillo».
E invece adesso quel nome, Andrea Favero, è inchiodato sul foglio un po’ annerito che ne dispone il fermo, con l’accusa di omicidio.
Sullo sfondo ci sono i ricordi degli amici. Diego Pizzi, che non potrà mai dimenticare «le tantissime risate» fatte con Giada. Alice Fanton, amica da più di dieci anni, che racconta il «cuore grande di Giada, la sua incapacità di fare male agli altri» e promette: «Ci sarà giustizia per la mia amica».
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Francesca Barbieri, di Brescia, che conosceva Giada fin da quando era bambina: «Era una ragazza speciale. Elegante, dolcissima e forte». E anche Roberto Traversi, un’altra conoscenza di vecchia data, dei tempi in Lombardia: «Conoscevo Giada da quando aveva 12 anni, perché andava a scuola con il figlio del mio principale» racconta, «Era una ragazza solare, sempre sorridente. A distanza di tempo, l’ho ritrovata all’oratorio nel quale prestavo servizio come volontario al bar. E anche lei si dava sempre da fare in mille attività. Adesso chiedo solo che si faccia giustizia».
Mille attività che la vedevano impegnata, come tante erano le passioni della 33enne. Tutte immortalate nelle fotografie che adesso affollano i social, affiancate dai ricordi degli amici. C’è chi la ricorda accanto ai suoi due husky, che ancora la aspettano nel cortile della villetta di via Prati. Chi ricorda i pomeriggi alle fiere delle auto.
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Ma, oltre i ricordi e oltre le risate, c’è una parola che si ripete, nei discorsi degli amici: giustizia. Non vendetta, ma giustizia.
«Spero che la giustizia faccia davvero la sua parte» dice Sonia Chinello, mostrando un rullino di fotografie che vede le due ragazze ritratte in mille pose: abbracciate, con la lingua fuori, mentre si stampano dei baci sulle guance. «Ti voglio tanto bene tata» scriveva Sonia, anni fa, pubblicando sui social quegli scatti. «Anch’io, bellissima» le rispondeva Giada.
Parole che rimarranno immobili, così, per sempre, nell’eternità del web. Ma c’è qualcosa che si può fare, invece, c’è qualcosa che può cambiare. È quello che i fratelli e gli amici di Giada chiedono a gran voce: giustizia. Soltanto questo.
