foto da Quotidiani locali
PAVIA. Polizieschi all’italiana o più semplicemente “poliziotteschi”. Un genere cinematografico in voga tra la metà degli anni Settanta e i primi anni Ottanta, che ebbe proprio in Pavia una delle sue mecche. Qui furono girati, in tutto e in parte, cinque film, con attori come Gastone Moschin, Tomas Milian, il “bel tenebroso” Franco Gasparri eroe dei fotoromanzi, una giovanissima Eleonora Giorgi e un Diego Abantuono al debutto sul grande schermo, prima che arrivassero i vari “I fichissimi” ed “Ecceziunale veramente” che cominciarono a renderlo popolare. La onlus Oltre Confine propone per oggi “Ciak si gira: Pavia a mano armata”, tour tra i luoghi della città che furono teatro delle scene cult di queste pellicole, considerate di serie B ma che per qualche anno riscossero un certo successo (e che di tanto in tanto vengono riproposte in tv). Ritrovo alle 15 in piazzale Borgo Calvenzano, prenotazione obbligatoria scansionando il qr code in locandina o al link https://forms.office.com/e/0Q7AumPTxk?origin=lprLink.
“Squadra volante”, con Moschin nei panni del “Marsigliese”, uno spietato bandito e Milian in quelli dell’ispettore Ravelli che gli dà la caccia fino al regolamento di conti finale alla Becca, è del 1974, regia di Stelvio Massi, uno degli specialisti dei poliziotteschi.
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«La scena più famosa venne girata in piazza Castello – spiega la guida di Oltre Confine, Antonio Ramaioli – I banditi dovevano assaltare un portavalori, fingendo che si trattava di un set cinematografico. A una comparsa pavese, venne fatta recitare sostanzialmente questa battuta: “Non bastava il traffico, adesso ci si mette anche il cinema a rompere le scatole”. In realtà, Pavia era preferita spesso a Milano da produttori e registi proprio perchè c’era meno traffico e realizzare le scene di inseguimento con le auto a tutta velocità era meno problematico». Spettacolare la sequenza in cui una Giulietta della polizia incalza la macchina dei banditi in fuga, che si arrampica sui gradini di piazza Emanuele Filiberto per tentare di seminare gli inseguitori: un ”classico” del genere proposto in “Liberi armati e pericolosi”, film del 1976 ancora con Milian (attore di origine cubana che dai ruoli impegnati come ne “Il Bell’Antonio” finirà col recitare la parte del “Monnezza”) e con l’esordiente Abatantuono, per la regia di Romolo Guerrieri.
L’altra scena cult
In “Mark il poliziotto” del 1975, il divo dei fotoromanzi Gasparri affronta impassibile in piazzale Ghislieri l’auto dei rapinatori (una mitica Citroen Pallas) che hanno appena svaligiato una banca (il collegio, adattato alla parte), crivellandola di colpi fino a farla capottare: la vettura, ovviamente, si fermerà a un metro da lui, senza neppure sfiorarlo. Il copione dei poliziotteschi prendeva sovente spunto da fatti reali di cronaca nera, interpretandoli in modo enfatico e truculento, con protagonisti sopra le righe, da una parte e dall’altra della barricata. Il genere tramontò rapidamente con gli anni Ottanta.