CALUSO
Un ulteriore tassello di grande prestigio va ad aggiungersi al mosaico che una decina di anni fa l’amministrazione comunale aveva “composto” per fare di Caluso una città d’arte dalla valenza turistica. Di recente è stata inaugurata, dopo un restauro andato avanti per due anni, villa Albaluce, dimora storica del 1700, edificata dai marchesi Alfieri di Sostegno e acquistata da Mina Viglieno Cossalino, che l’ha trasformata in un residence con cinque suite, caratterizzate da arredi antichi in stili diversi, così come l’aveva mantenuta l’ultimo proprietario, l’imprenditore vitivinicolo Giancarlo Gnavi, scomparso prematuramente nel 2014, all’età di 61anni.
Un affresco nel salone nobile al piano terreno, racconta la leggenda di Albaluce, nella restaurate cantine sono possibili degustazioni dei vini canavesani, mentre il giardino interno ha un percorso sensoriale di erbe aromatiche.
I restauri hanno riportato al loro splendore originario sulle volte di alcune stanze affreschi dei pittori Giuseppe Camino e Giuseppe Falchetti. Di Camino anche i dipinti su tela che ornano le porte delle sale al primo piano. Restauri sono stati necessari per un dipinto attribuito a Giuseppe Falchetti (1843 – 1918) maestro della pittura dell’Ottocento di scuola Piemontese, che ritrae un avo della famiglia Gnavi. Era stato Fabrizio Giaccone, allora assessore alla promozione del territorio, assessorato poi cancellato dagli attuali amministratori, a creare il ‘catalogo dei beni culturali architettonici di Caluso’.
«Un mezzo attraverso il quale – sottolineava Giaccone – avremo la possibilità di ottenere finanziamenti in caso di lavori di consolidamento e restauro da parte della Regione Piemonte che ha già finanziato la stesura del catalogo, realizzato dall’architetto Viviana Bava di Mazzè».
Una possibilità che avrebbe potuto interessare la chiesa della Trinità (meglio conosciuta come la Chiesa del convento) destinata a diventare una sede museale (progetto mai andato in porto). Il catalogo comprende quindi un’analisi stilistica e storica dei più importanti beni del patrimonio architettonico calusiese, sia pubblici che privati, documentata da fotografie in bianco e nero. Nella disamina stilistica non risultano edifici con gravi segnali di degrado, ma per alcuni, ad esempio Palazzo Farcito in via Piave), si consigliava un costante aggiornamento del monitoraggio della struttura. «La bellezza dell’edificio e in particolare della facciata – si legge nella relazione – meriterebbe di essere salvaguardata con interventi mirati alla sua conservazione». Ad aprire il catalogo è la chiesa barocca di San Giovanni Decollato con la sua canonica. L’analisi prosegue con gli edifici che si affacciano su piazza Ubertini. Di alcuni si segnala la valenza e si consiglia un recupero per un uso migliore rispetto a quello di private abitazioni. È il caso dell’edificio al cui piano terreno si trovano alcuni esercizi commerciali affacciati su via Roma. Di questo si sottolinea lo stile liberty dei balconi in ferro battuto. Altri palazzi di pregio si trovano poi in via Bettoja e in via Alfieri (villa Albaluce). Punte d’eccellenza restano l’antico convento dei frati Francescani minori con il suo portico (anticamente era l’ingresso della chiesa), decorato da affreschi della bottega del Cignaroli, e palazzo Valperga di Barone, attuale sede dell’asilo Guala. La curiosità del catalogo è rappresentata infine dalla studio dedicato agli edifici dell’architettura industriale.
A Caluso ne esistono due di grande importanza sotto questo profilo, tanto da poter essere inseriti in un percorso di visita: la vecchia ‘fabbrica delle Gazose’ in via Trieste, e il complesso dell’ex cotonificio Buchi, poi diventato sede di svariate società dalla Bull alla Sferal, passando per la Finmek, e ora acquistato da Arma, in cui si trovano decorazioni di stampo liberty. Non poteva mancare la stazione ferroviaria, uno degli esempi più belli dello stile architettonico inglese dell’800. Lydia Massia