Prima di tutto c’è la questione tecnica e strategica, perché quello che serve è una sempre maggiore professionalizzazione delle forze armate e non è un obiettivo che si raggiunge “facendo fare sei mesi obbligatori di servizio militare ai giovani”. Poi c’è una questione di opportunità rispetto al messaggio che rischia di passare in questo particolare momento storico: “Non vorrei che si pensasse che serve un reclutamento di massa, ci basta Macron…”. Il sottosegretario alla Difesa, Isabella Rauti, insomma non condivide la proposta di Matteo Salvini per reintrodurre la leva obbligatoria e avverte: “Riproporre un modello superato e costoso non supporterebbe le forze armate”.
Interpellata sulla questione dall’agenzia di stampa Adnkronos, Rauti, che ha premesso che “per ora conosco per quanto letto sulla stampa“, ha chiarito di essere contraria “perché abbiamo unità professionali ben addestrate e equipaggiate, già a livello internazionale, non c’è quindi arretratezza, certo serve investire, ma una proposta come questa rischia addirittura di distogliere risorse che così verrebbero investite altrove”. Oltre a questo, il sottosegretario ha spiegato di nutrire anche qualche preoccupazione sul messaggio che la proposta rischia di far passare, nell’attuale contesto internazionale. “Non vorrei che questo tipo di proposta diffondesse un messaggio sbagliato, non vorrei si pensasse che si punta a questo perché serve un reclutamento di massa. Abbiamo già Macron che ha lanciato l’allarme in questa direzione e noi – ha ricordato – abbiamo chiarito che non c’è questo bisogno”.
Quanto al servizio civile universale, Rauti ha sottolineato che “non è cosa che riguarda le forze armate, ma qui si parla anche di servizio militare, prevedendo l’obbligatorietà e l’arco di età dei giovani da coinvolgere, e qui la competenza è in capo al ministro Crosetto, che conosce benissimo la materia”. “Riproporre un modello superato e costoso non supporterebbe le forze armate”, ha avvertito, ricordando poi che “siamo in un momento di instabilità crescente, ‘pervasiva’ come dicono gli analisti, con minacce ibride e multidominio. Oggi quindi si richiedono scelte strategiche, serve piuttosto dotarsi di competenze alte, e serve professionalizzare ancor di più le forze armate” e questo non si ottiene di “certo facendo fare sei mesi obbligatori di servizio militare ai giovani”.
“Noi – ha proseguito – stiamo reclutando professionisti, persone con formazione adeguata sulle nuove tecnologie, con profili adeguati per settore spazio e cyber, e anche per i domini sottomarini, per cavi e gasdotti, ma anche per le sfide in ambito cognitivo”. “Andiamo verso l’integrazione delle interforze militari, ci stiamo occupando della Difesa europea, abbiamo avviato la riconfigurazione dello strumento militare, abbiamo dato vita a bandi per reclutare alta specializzazione, cercando di rendere il ‘mondo militare’ più attrattivo, anche per questo la proposta non risponde alle reali esigenze della Difesa, al di là delle intenzioni, che posso capire”. Infine, per Rauti, anche l’impiego ‘civile’ rischia di rappresentare una sovrapposizione superflua: “È certo una bellissima idea quella di impegnare i giovani sul civile, ma già esistono associazioni e anche quelle combattentistiche d’arma, che prevedono che i soci aggregati possano svolgere attività anche di tipo civile”.
L'articolo Rauti: “No alla leva obbligatoria, servono professionisti. E per il reclutamento di massa ci basta Marcon” sembra essere il primo su Secolo d'Italia.