Vista da vicino. Dal 25 marzo fino al 3 giugno al piano terra della Scuola Grande di San Rocco sarà possibile ammirare l’”Annunciazione” di Tiziano, dopo l’importante restauro a cui il dipinto è stato sottoposto negli ultimi due anni, con un intervento finanziario dal comitato di salvaguardia statunitense per Venezia Save Venice, con il contributo di Richard K. Riess ed eseguito da un restauratore esperto come Mauro Bono. Normalmente il dipinto si trova su uno degli arconi del pianerottolo dello scalone della Scuola Grande e lì ritornerà ai primi di giugno.
Ma, nel frattempo, con la mostra sul restauro inaugurata il 25 marzo proprio nel giorno dell’Annunciazione, il celebre dipinto potrà essere osservato nei particolari dopo l’intervento che ha riservato sorprese importanti anche dal punto di vista dell’attribuzione, confermando la paternità assoluta di Tiziano senza alcun apporto della sua bottega.
Un Tiziano che lavorò prima da giovane e poi in età avanzata al completamento del dipinto che fu il primo a decorare gli ambienti della Scuola Grande, oggi visitata soprattutto per lo strepitoso ciclo di dipinti di Jacopo Tintoretto, ma che conserva al suo interno molte altre opere di grande importanza.
Fu un membro della Confraternita di San Rocco, il “dottor avvocato” Melio, a donare il dipinto all’istituzione nel suo testamento (31 ottobre 1555) in un momento in cui lo stesso Tiziano, anch’egli confratello, la frequentava.
Lodata, copiata e riprodotta a stampa dal Seicento all'Ottocento, nel Novecento, l’”Annunciazione” è stata invece oggetto di interrogativi sulla sua datazione e autografia. Manca infatti un documento di commissione, mentre la sua collocazione cronologica varia dal 1515 al 1540 circa e qualcuno vi ha ravvisato l’intervento della bottega.
Questa complessa fortuna critica, insieme a problemi di conservazione – primo fra tutti quello del manto della Vergine, divenuto quasi nero, forse a causa di un’antica alterazione irreversibile – ha suggerito l’opportunità di un restauro per rendere di nuovo pienamente leggibile l’opera.
L’intervento ha gettato nuova luce sul dipinto, evidenziandone sia elementi legati alla produzione giovanile, sia altri che suggeriscono una cronologia più avanzata. Dagli esiti del restauro e dalle analisi scientifiche e fotografiche (riflettografie e radiografie) è emersa infatti con chiarezza la complessa genesi dell’opera.
Inizialmente concepita intorno al 1520 sotto l'influenza di Giovanni Bellini, il dipinto rimase incompleto per molti anni prima che Tiziano lo rivisitasse, sottoponendolo a una serie di cambiamenti e "aggiornamenti" che alla fine la portarono a termine. Sono proprio queste complesse fasi di elaborazione, tipiche del fare di Tiziano, che portano a escludere un intervento della bottega e a riaffermare la completa autografia dell’opera.