«Gli assassini di mio fratello Marwan, sono stati rilasciati. Non è possibile. Non capisco perché la magistratura italiana abbia rimesso di nuovo in libertà quei criminali che lo hanno ucciso. Andrò a Strasburgo, alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, a presentare una denuncia su questa vicenda che solleva in me tanti dubbi. Non riesco a spiegarmi come questo possa essere accaduto».
Chi parla è Walid bin Amer, ha 29 anni e da tempo risiede in Germania dove vive con la famiglia e lavora.
È sconvolto: da poco ha saputo della scarcerazione di Abdel Kader Ben Ahmed, 44enne, e di Arbi Bouthouri, 37enne, entrambi tuinisini senza fissa dimora indagati per quel delitto. E ora accusati non più di omicidio volontario bensì del più lieve reato di omicidio preterintenzionale.
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I due, che erano fuggiti in Spagna e poi si erano consegnati alle forze dell’ordine a Sanremo dove erano stati arrestati, sono liberi dal 21 marzo scorso quando il tribunale del Riesame (presieduto dalla giudice Licia Marino) ha accolto la richiesta dei difensori (la penalista Elisabetta Costa per Bouthouri e l’avvocata Claudia Pizzotto per Ben Ahmed).
Difensori che avevano sollecitato una diversa “lettura” dei fatti sostenendo l’ipotesi dell’omicidio preterintenzionale: ovvero i due non avrebbero voluto uccidere la vittima ma, al culmine di un litigio, avrebbero ferito Marwan bin Amer con un colpo mortale pur non avendo l’obiettivo di ammazzarlo.
E il pubblico ministero padovano Luisa Rossi ha pure riqualificato il reato contestato in omicidio preterintenzionale, chiedendo una proroga dell’indagine per altri sei mesi.
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I giudici del Riesame hanno applicato ai due (che risultano irregolari) una misura restrittiva della libertà personale che consiste nell’obbligo quotidiano di firmare nella caserma dei carabinieri più vicina al luogo dove vivono. Un obbligo che, al momento, hanno rispettato.
«Non ci posso credere» continua il fratello della vittima, «Non è giusto. La prossima settimana verrò a Padova e voglio capire come sia stato possibile che due assassini possano essere di nuovo in circolazione. Da quello che mi risulta i due avrebbero precedenti penali per droga o almeno uno di loro. Sono stati sei mesi in carcere e ora sono liberi. Alla nostra famiglia avevano offerto una somma di 5 mila per lasciar perdere. Ma io non lascio perdere e mi sono rivolto a un avvocato. Voglio giustizia per mia fratello che, ripeto, è stato ucciso».
È sabato 16 settembre 2023 a Busa di Vigonza intorno alle 20.30 in via Aldo Moro. Sotto i portici di un condominio del quartiere residenziale, i due aspettano Marwan (detto Marouen).
Litigano, poi si sentono solo urla.
Alcuni residenti accorrono e trovano l’uomo a terra: appena trasferito in ospedale, il trentenne muore. I due partono per la Spagna e poi trattano tramite l’avvocato Costa il rientro e la consegna ai carabinieri che già li stavano cercando.
Nel ricorso al Riesame, la difesa aveva sottolineato alcuni punti.
Il primo: la ferita era unica e avrebbe colpito una zona del corpo non con organi vitali anche se poi il fendente ha provocato la lesione dell’arteria femorale, il che evidenzierebbe che non c’era l’intento omicida.
Il secondo: dalle telecamere della zona risulterebbe che i due si sono allontanati tranquillamente, il che (è sempre la difesa) dimostrerebbe che i due indagati pensavano al massimo di aver ferito Marwan.
La versione di Ben Ahmed e Bouthouri? Uno dei due sostiene di aver pagato a Marwan una sorta di provvigione per trovargli un posto letto. Non solo: avrebbe pure versato il primo mese del canone di locazione. Tuttavia la vittima non avrebbe fatto nulla, incassando i soldi.
Da qui la richiesta di un incontro per ottenere la restituzione di quanto sborsato. Ne sarebbe nata la discussione finita nell’accoltellamento mortale. Il 22 settembre scorso la decisione di costituirsi davanti al McDonald’s di Sanremo.
