foto da Quotidiani locali
«Questa non è una transumanza, è una mattanza». Sono in tanti i cittadini di Ca’ Solaro, di Dese, ma anche di Marcon e Zerman, che in questi giorni notano agnellini morti lungo le strade, nelle radure, canali e scolmatori. E si sono formati gruppi Whatsapp e sui social di persone che lamentano il trattamento riservato al gregge e alle bestie che lo compongono. C’è chi li ha filmati girando i video alla Lav (Lega Anti Vivisezione) e Vitadacani Odv, chiedendo aiuto. Una discussione accesa.
Il servizio di Veritas ha fatto sapere di aver recuperato 4 agnelli morti venerdì, due su segnalazioni dei pompieri, uno degli agenti della polizia locale e uno di un cittadino, nella zona tra Ca’Solaro e Marcon. Ieri sempre Veritas ne ha recuperati altri due, morti. Il servizio veterinario dell’Usl 3 Serenissima, non deputato agli animali privi di vita, è comunque intervenuto sabato, chiamato per ché due agnellini erano annegati nel Dese. Lo stesso servizio il giorno dopo, ha invece riportato alla mamma un caprettino neonato, che necessitava di cure materne.
Nel mirino degli abitanti della zona, c’è il gregge che si sposta tra Marghera, Favaro, Ca’Solaro e Dese, per poi arrivare a Marcon, Mogliano e allungarsi a Zerman. «La transumanza dev’essere concordata con i comuni interessati che indicano gli itinerari da attraversare e gli addetti devono concordare con i proprietari dei terreni l’eventuale sosta per fare mangiare e dormire il gregge. Vedere un numero così alto di agnelli morti è vergognoso», lamenta un abitante.
C’è chi li difende, sostenendo che sono in pochi, solo tre, con qualche migliaio di capi, e che si sono trovati in mezzo al maltempo, impossibilitati ad occuparsi dei capretti e degli agnelli. E non riuscendo a difenderli dalle condizioni meteorologiche e le intemperie. «Cercavano di ripararli nelle jeep e nelle roulotte», dice qualcuno. «Facevano pena» racconta un residente che li ha ospitati nel campo di casa e che avrebbe voluto fare di più. «Non credo che ai proprietari faccia piacere che siano morti, perché si tratta di lavoro». E chi va giù pesante: «Siamo indignati» attacca Giulia «Abbiamo chiesto alle associazioni di intervenire, per indicarci chi contattare. Sappiamo che ne sono morti di stenti, annegati negli scolmatori e nel Dese dopo essere fuggiti o abbandonati. L’anno passato, sempre noi cittadini, ne avevamo salvati alcuni di neonati, li abbiamo portati a casa e curati a nostre spese, per poi vederli morire. Ogni anno è peggio. Se questi pastori non sono in grado di badare al gregge non è colpa nostra, ma vedere queste scene è vergognoso». Si parla di una cinquantina tra agnelli e qualche capretto, morti.
«Siamo volontari in contatto con varie realtà di associazionismo per la protezione e tutela degli animali» recita un appello che sta girando sui social. «Aiutateci. Cerchiamo una mediazione con un pastore e i suoi aiutanti che sta facendo transumanza tra Mestre, Marghera, Mogliano Casale e Quarto d’Altino. Già da due anni, in questo periodo, sono stati ritrovati svariati agnelli gettati nei fossi, altri vivi ma abbandonati destinati a morire di stenti. Sono stati allertati rifugi pronti all'adozione».
C’è poi un problema burocratico che viene sollevato. Nelle città sempre più edificate, i luoghi dove portare le bestie al pascolo sono pochi e gli animali che muoiono non possono essere seppelliti senza permessi, quindi c’è chi li lascia su suolo pubblico perché intervenga Veritas.
«È allucinante» rincara Sabina Princigalli di Vitadacani e Rete dei Santuari «Noi seguiamo le segnalazioni di maltrattamento in tutta Italia. Non è vero che i pastori sono autorizzati a transumare dove vogliono, devono seguire la normativa, ma non lo fanno e accadono episodi come quelli degli agnelli annegati. I deboli muoiono di inedia, i cani li mordono, attraversano città e campi seminando cadaveri: chiediamo l’aiuto dei Forestali e degli Enti. Stiamo raccogliendo materiale per denunciare alle istituzioni inerti quanto accade e far rispettare le regole. Bisogna segnalare, perché questa non può essere la normalità».
