TRIESTE Mettere a punto delle strategie comuni e rafforzare la cooperazione transfrontaliera tra le istituzioni sanitarie per agevolare il recupero precoce dei pazienti post-ictus e, più in generale, dei malati di una patologia acuta. È l’obiettivo del progetto Interreg Italia-Slovenia XBrain.net, rifinanziato nella programmazione 21-27 tra i progetti di “capitalizzazione” con un budget totale di quasi 750 mila euro, di cui quasi 600 mila di fondi Fesr.
Riavviato lo scorso giugno, il progetto, che avrà una durata di 24 mesi e coinvolge quattro partner, due italiani e due sloveni, ha già raggiunto i primi risultati.
A illustrarli il coordinatore, Gianni Biolo, docente di Medicina interna di UniTs e direttore della Clinica medica di Asugi, che coadiuvato da Filippo Di Girolamo si occupa degli aspetti legati al metabolismo e alla nutrizione del progetto.
Oltre all’Università di Trieste come capofila, XBrain vede il coinvolgimento del Centro di ricerche scientifiche di Capodistria - Zrs, con Rado Pišot, del reparto di Neurologia dell’Ospedale generale di Isola, con Bojan Roic, e della Clinica Neurologica dell’Ospedale di Cattinara di Asugi, con Paolo Manganotti.
«Per un’efficace ripresa post-ictus è indispensabile intervenire subito con attività riabilitative di tipo motorio, cognitivo e metabolico: questo progetto punta a migliorare e condividere i protocolli riabilitativi motori e neurocognitivi bilingui sviluppati in un precedente progetto di cooperazione territoriale italo-sloveno e a creare una nuova soluzione per i servizi di riabilitazione nell'area transfrontaliera. Verranno introdotti protocolli innovativi e nuove tecnologie negli ospedali dell'area interessata».
Il progetto dovrebbe concretizzarsi nell’allestimento di “active rooms”, stanze all’interno dei reparti neurologici degli ospedali di Isola e Cattinara, dotate di tecnologie d’avanguardia per la riabilitazione precoce motoria e neurocognitiva per i pazienti colpiti da ictus immediatamente dopo la stabilizzazione clinica.
Per avvicinarsi a questo risultato è stato effettuato di recente un primo esperimento che, all’ospedale di Isola, ha coinvolto due gruppi di dieci anziani in buona salute e un gruppo di dieci giovani, che sono stati tenuti a letto per una decina di giorni e sottoposti a una dieta ad hoc e a un allenamento cognitivo per prevenire i danni da immobilizzazione.
«Sul fronte metabolico-nutrizionale abbiamo testato due tipi di dieta differenti: al primo gruppo abbiamo somministrato una dieta standard, con una quantità di energia calibrata sull’allettamento e una quota proteica adeguata a un anziano, pari a un grammo al giorno di proteine per chilo di peso - spiega Biolo -. Al secondo gruppo abbiamo aumentato la quota proteica, portandola a un grammo e mezzo per chilo al giorno, con un’integrazione di aminoacidi ramificati e in particolare di leucina, che stimola la sintesi proteica e previene lo sviluppo di insulino-resistenza. L’idea era che questa dieta potesse contribuire a prevenire la sarcopenia e il diabete, due condizioni che rallentano la riabilitazione muscolare».
L’esperimento ha confermato la bontà dell’ipotesi formulata e i suoi risultati verranno ora presentati a un congresso medico a Padova e a un altro nella sede dell’Agenzia spaziale italiana, dal titolo “A tavola nello spazio”. Perché ciò che funziona per gli anziani allettati potrebbe essere molto efficace anche nel caso dei viaggi spaziali, dove a causa dell’assenza di gravità negli astronauti si assiste a una perdita di massa muscolare.
«In futuro dovremo capire qual è la migliore proteina da associare agli aminoacidi ramificati - precisa Biolo -: in XBrain abbiamo usato la lattoalbumina, che tipicamente è presente nella ricotta, ma ora vorremmo attivare una collaborazione con un’azienda per provare anche le proteine vegetali».