L’inchiesta: l’ex compagno Pittarello avrebbe studiato il piano da una settimana. È indagato finché non sarà trovato il corpo
È stato un delitto premeditato: nessun dubbio secondo gli investigatori. E il dolore è ancora più forte per due famiglie, quello della vittima e del suo carnefice che, mercoledì mattina, si sono abbracciate. Un incontro toccante e bagnato da lacrime.
L’assassinio di Sara Buratin è stato pianificato dall’ex compagno Alberto Pittarello almeno dalla scorsa settimana, quando il 39enne aveva chiesto un giorno di ferie per il 27 febbraio. E lo aveva pure ottenuto dalla ditta dove lavorava come idraulico.
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Ecco perché il pm padovano, Sergio Dini, ha aperto un’inchiesta per omicidio volontario pluriaggravato dalla relazione sentimentale e dalla premeditazione a carico del 39enne. Che risulta indagato (come fosse vivo), almeno finché non sarà ritrovato il suo corpo. Un corpo che – è quasi una certezza – si troverebbe nel Bacchiglione: a cinque metri di profondità è stato individuato il suo furgone Nissan intorno alle 22 di martedì grazie all’ecoscandaglio impiegato dal Gruppo sommozzatori dei vigili del fuoco di Venezia.
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Il cadavere di Pittarello potrebbe essere ancora dentro il mezzo, salvo che in seguito all’impatto non sia finito nelle melmose acque del fiume. Da martedì la corrente è sempre più forte e il livello dell’acqua è salito. Acqua fangosa tanto che le immagini del furgone non sono per nulla nitide: un sommozzatore si è immerso per un metro e non è andato oltre. Pertanto il magistrato ha ordinato di sospendere le operazioni di recupero del furgone (e dell’eventuale cadavere) che riprenderanno appena sarà garantita la piena sicurezza.
Un passo indietro. Martedì mattina Pittarello carica il motorino della madre a bordo del furgone e si presenta in viale Italia, una strada chiusa a un centinaio di metri dalla stazione dei carabinieri di Bovolenta dove vive la famiglia di Sara. La visita è stata concordata con l’ex per consegnare il regalo destinato alla figlia quindicenne, in quel momento a scuola.
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Lui entra attraverso il portoncino, cammina lungo la striscia di verde che costeggia l’abitazione e nel giardino retrostante trova Sara, vestita in tuta, che lo precede dirigendosi verso il ricovero attrezzi dove sistemare il motorino. È un appuntamento–trappola, al riparto da ogni sguardo indiscreto.
D’improvviso Alberto estrae un coltello: impossibile qualunque reazione di difesa da parte di Sara, trafitta da alcuni colpi tra nuca e collo, probabilmente quelli mortali; poi l’omicida la finisce, massacrandola con altri fendenti anche quando è già a terra. Tutto accade fra le 10.05 e le 10.35.
Già perché alle 10.05 il furgone di Pittarello è ripreso da una telecamera di videosorveglianza mentre sta raggiungendo la casa della suocera; mezz’ora più tardi una vicina vede allontanarsi il veicolo dal luogo della tragedia. Verso le 11 la signora Mariagrazia, mamma di Sara, esce nel giardinetto e si dirige verso il ricovero non vedendo rientrare la figlia. Scopre il suo corpo senza vita e dà l’allarme. Accanto, il coltello da escursionista abbandonato dall’assassino (Alberto era appassionato di quello sport).
La prima preoccupazione degli inquirenti è la sicurezza della figlia quindicenne: si teme che il padre possa andare a prenderla e mettere a segno qualche altro gesto criminale. Una pattuglia di carabinieri in borghese si piazza davanti alla scuola dove l’uscita della giovane è prevista alle 16.30, quando sarà presa in carico da alcuni parenti.
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Dopo l’omicidio, invece, il 39enne si è allontanato a bordo del suo furgone. Ma non ha fatto molta strada. A due chilometri dal centro di Bovolenta, in località Ca’ Molin in via Lungargine San Lorenzo sinistro, getta il cellulare forse dal finestrino e poi pigia forte sull’acceleratore, puntando dritto al fiume.
Qualche ora più tardi, nel pomeriggio sempre di martedì, i carabinieri – sul posto il pm Dini con il maggiore Enrico Zampolli del Nucleo investigativo e il tenente colonnello Gaetano La Rocca comandante del Reparto operativo di Padova – perlustrano la zona del Bacchiglione dove risulta agganciato per l’ultima volta il cellulare di Pittarello. A circa 200 metri dal punto in cui è recuperato il telefonino, è notato uno scarrocciamento lungo l’argine: evidenti le tracce dei pneumatici compatibili con un furgone. Non solo, sono pure recuperati pezzi in plastica di una carrozzeria il cui numero di telaio corrisponde alla targa intestata a Pittarello.
Immediata la segnalazione ai sommozzatori dei pompieri che, in serata, individuano a 5 metri di profondità il mezzo. Da qui l’ipotesi del suicidio del 39enne.
Oggi sarà affidato al medico legale Barbara Bonvicini l’autopsia sul corpo della vittima. Alberto Pittarello fino a martedì non aveva mai manifestato atteggiamenti aggressivi verso la compagna. Mai nessuna “sceneggiata” anche dopo la separazione decisa da Sara, ponendo fine a una relazione durata vent’anni. Spiegano fonti investigative: «Non c’è nessun elemento che facesse presagire un simile epilogo».
