IVREA. Si terranno oggi pomeriggio, lunedì 8, alle 15, nella chiesa parrocchiale di San Grato, in Borghetto, i funerali di Romano Censitore, 94 anni, venuto a mancare, lo scorso venerdì 5, all’ospedale di Ivrea.
Persona conosciutissima in città, non solo per aver lavorato come barbiere per 70 anni, ma anche per il suo carattere espansivo e affabile che lo portava a entrare facilmente in sintonia con le persone. «Era nato nel 1929, a Parete, un Comune in provincia di Caserta. –racconta, commossa, la figlia Rosanna– Lì, all’età di 10 anni, dal padre che era barbiere e sarto, aveva appreso i primi rudimenti e poi i segreti di quella che è una professione artigiana e insieme un‘arte antica e nobile. A tal proposito era solito ricordare che il padre lo faceva esercitare all’utilizzo del rasoio su palloncini insaponati, in modo da allenare la mano a essere leggera e a muoversi con destrezza. Dopo la guerra, non avendo praticamente prospettive di lavoro al paese, come tanti giovani decise di emigrare al Nord a costruirsi un futuro migliore, raggiungendo un cugino che già aveva aperto un negozio a Ivrea, nella vecchia via Palma. Giunto qui nel 1948, non furono, inizialmente, rose e fiori, essendo pagato pochissimo e ospitato in casa, ma si rifece nel 1950, con il servizio militare».
«Servizio –continua Rosanna– che svolse a Torino e che ricordò sempre con grande piacere. Perché finalmente poteva mangiare bene e abbondantemente e poi perché lavorando come barbiere per i militari, riceveva spesso mance cospicue da quelli di grado più alto, cosa che gli permise di essere, dal punto di vita economico, in grado di sposarsi. Tornato a Ivrea, per una breve licenza, insieme a un commilitone che aveva parenti qui, si recò a ballare, attività che lo appassionava, e sulla pista conobbe Angela, da lui sempre affettuosamente chiamata “la mia Nenna”, che diventerà sua moglie e, in seguito, mia madre».
Terminato il servizio di leva e rientrato definitivamente a Ivrea, Censitore lavorò, per un periodo, da un barbiere del Borghetto, quindi decise di mettersi in proprio e, con non pochi sacrifici, aprì il negozio in piazza Maretta. Dopo qualche anno, la casa dovette essere abbattuta per fare spazio a un moderno condominio e lui si trasferì, per 5 anni, in via Arduino, per poi stabilirsi lì, dopo l’acquisto dei nuovi locali che tradusse anche in luogo di confidenze, conversazioni e rapporti sinceri.
«Ha amato profondamente Ivrea e il suo Carnevale, che seguiva, ogni anno, dall’Epifania alle Ceneri, –conclude la figlia– e sabato mattina mi è piaciuto pensare che i Pifferi e tamburi avessero suonato per lui. Oltre al Carnevale lo appassionava il ciclismo, tanto che per circa 40 anni fu socio della Società ciclistica Us Vigor». franco farnè
