Verso la reistituzione degli enti intermedi. Possibile voto fra 2025 e 2026. I candidati per la presidenza? Dalla leghista Tonel al dem Salvati
TRIESTE Nella vita tutto torna indietro come l’eco della montagna, dice la teoria del karma, e cos’è la politica se non una parte segnante della vita dell’uomo? Pertanto nulla di strano se, a nemmeno dieci anni dalla loro soppressione, a fare ritorno sono le (all’epoca) tanto criticate Province. Abolite in Friuli Venezia Giulia nel luglio del 2016 con tanto di legge costituzionale, per essere trasformate in acronimi discutibili quali Uti e poi Edr (Ente di Decentramento Regionale), il loro restauro è stato fin dal 2018 uno dei cavalli di battaglia della giunta Fedriga. Ed ecco che le nuove Province eleggibili, con relativi consigli provinciali e assessorati propri dell’ente intermedio, in Fvg saranno realtà forse già nell’arco di un anno e mezzo. «Il 2024 sarà l’anno della della loro rinascita - aveva annunciato il governatore Massimiliano Fedriga un paio di settimane fa nella conferenza stampa di fine anno - perché chi amministra deve avere l’avallo dei cittadini per portare avanti le decisioni di area vasta». Concetti ribaditi dall’assessore regionale alle autonomie locali Pierpaolo Roberti. «Il primo voto alla Camera sulla modifica dello Statuto regionale avverrà a breve - spiega l’assessore - e se il Parlamento dovesse rispettare i tempi previsti, l’approvazione definitiva dovrebbe arrivare entro la fine del 2024. Noi in ogni caso siamo pronti». Talmente pronti che, a detta di Roberti, non è escluso che le elezioni per i consigli e i relativi presidenti delle quattro province regionali, non possano già avvenire entro il 2025. O, in ogni caso, nel primo semestre del 2026. Con regole d’ingaggio, però, ancora incerte. «Il nostro vantaggio - prosegue il titolare degli enti locali -, dovuto al fatto di essere una regione autonoma, è quello di poter valutare per le nuove Province una nuova legge elettorale, situazione preclusa alle regioni a statuto ordinario, tanto che non escludiamo si possa passare a una nuova formula slegata al vecchio doppio turno. Sarà anche possibile creare un nuovo tipo di governance, con un numero diverso di consiglieri rispetto al passato (per Trieste ne erano previsti 24 più il presidente eletto) e con un numero minore di assessori rispetto a quelli previsti in precedenza». D’altronde, le competenze delle Province sono grossomodo ridotte alla pianificazione territoriale, la tutela e la valorizzazione dell’ambiente, la costruzione e manutenzione delle vecchie strade provinciali (ora rimaste nel limbo di gestione fra i comuni e la Regione) e la gestione dell'edilizia scolastica. Funzioni e incombenze ancora più ridotte, va da sé, per un ente piccolo com’era (e come tornerebbe ad essere), la Provincia di Trieste. Come si sta preparando, però, la politica locale per le elezioni della nuova Provincia di Trieste? Se per il Comune le manovre su chi proporre come candidato sindaco nella primavera del 2027 sono iniziate già pochi mesi dopo la tornata elettorale dell’autunno 2021, almeno ufficialmente alle provinciali del 2025 (o 2026) i partiti locali non sembrano averci ancora pensato. Tuttavia, alcuni nomi già circolano nel sottobosco politico locale. Nel centrodestra tutto dipenderà dal partito della coalizione che proporrà il candidato al Comune, situazione che impedirà alla stessa lista di presentare un nome anche per la Provincia. Nomi forti come candidati di bandiera però potrebbero essere Serena Tonel o Everest Bertoli per la Lega, entrambi forti dell’attuale esperienza quali assessori comunali. Fratelli d’Italia potrebbe invece guardare fuori città, candidando l’ex vicesindaco di Duino-Aurisina Massimo Romita (forte del tesoretto di 722 voti raccolti nelle ultime regionali) o l’attuale vicesindaco di Muggia Nicola Delconte. Più ampia la rosa di papabili proveniente da Forza Italia, che potrebbe mettere in definitiva rampa di lancio il rampante Michele Babuder, se non sceglierà la strada che porta in piazza Unità, seguito da un altro candidato duinese, l’ex sindaco Daniela Pallotta. Ampia la scelta anche nel Partito Democratico, con due nomi che potrebbero convogliare altrettante categorie di voti: se l’attuale sindaco di Duino-Aurisina, Igor Gabrovec sarebbe il profilo ideale per calamitare il voto degli sloveni del Carso, l’altro dem Luca Salvati, iperattivo in quanto a emendamenti e interrogazioni in consiglio comunale, potrebbe attirare il malcontento della periferia cittadina e del mondo dello sport locale. Paolo Altin di Punto Franco, invece, potrebbe essere il nominativo ideale per avvicinare il mondo cattolico. Una candidatura a Palazzo Galatti potrebbe essere una valida alternativa anche per il civico Riccardo Laterza o per un ritorno in auge del pentastellato Paolo Menis. Senza dimenticare gli outsider di Insieme Liberi come Ugo Rossi o Marco Bertali.