MONFALCONE Non si può dire che fino all’ultimo la chiusura della lunga, quarantennale carriera del già capo dei Nocs e Questore di Gorizia Paolo Gropuzzo, in quiescenza dalla notte di San Silvestro, sarà esente da cabine di regia e sforzi logistici.
È infatti già al lavoro sul corteo silenzioso del 23 dicembre, voluto dalla comunità musulmana, a spanne 6 mila anime su una popolazione di oltre 30 mila persone, per portare il messaggio di «stop alle divisioni» in città. Infatti tavoli e incontri proseguiranno anche nei prossimi giorni.
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Una manifestazione che si farà «perché non c’è ragione non si svolga – dice –, dato che il diritto a manifestare è costituzionalmente garantito», ma «contemperando tutti gli interessi in gioco», compresi quelli delle attività forsennatamente al lavoro a meno di 48 ore dal Natale, delle imprese e anche di chi, come il Comune, ha allestito eventi in piazza, per esempio «il pattinaggio su ghiaccio, rivolto ai bambini».
Previste deviazioni per consentire anche la corsa ai regali
E «a tutela dunque anche del centro, oltre che degli interessi di chi ha indetto il corteo», precisa Gropuzzo. È possibile dunque che vi siano deviazioni o modifiche al tragitto proposto dalle comunità islamiche: l’attenzione della Questura si concentra in particolare sui tratti di via fratelli Rosselli e Duca d’Aosta, dove peraltro si concentrano negozi ed esercizi del cuore storico, mentre è pollice su per il palco e la parte dei discorsi all’ex Gaslini.
«Anche perché – sottolinea Gropuzzo – il sito è a due passi dal Commissariato, siamo praticamente già lì». In caso di necessità, certo, ma giova rilevare che gli organizzatori hanno parlato di un’iniziativa pacifica, con famiglie e bambini. Sebbene agli occhi delle istituzioni preposte alla sicurezza «incida, per esempio, sul traffico».
Di qui la sequenza di incontri «per trovare i giusti equilibri e contemperare gli interessi delle parti», nonché un preventivato rinforzo di uomini in servizio sabato 23. «Auspico – termina il Questore – siano recepite le nostre osservazioni sul percorso, già inoltrato dalla comunità».
Dal 27 ottobre, giorno della manifestazione pro Gaza scandita ai piedi del campanile da “Allah Akbar!”, Dio è grande, e slogan contro Israele, uno Stato di cui l’amministrazione comunale ha esposto la bandiera sul pennone municipale subito dopo l’offensiva terroristica di Hamas, Monfalcone è trascinata da una spirale di eventi, al centro del dibattito mediatico nazionale sull’immigrazione e sull’islamismo.
L’ultimo è l’indizione all’antivigilia di Natale, dalle 9 alle 14.30, di una manifestazione che si prospetta, per impatti numerici, del tutto diversa da quelle finora promosse dalle comunità straniere a Monfalcone.
Anche perché, lo si capisce dal nuovo video di Bou Konate, presidente onorario del Darus Salam (uno dei due centri destinatari dell’ordinanza dirigenziale), sono invitati «tutti, chi sta in Italia e fuori, in regione e oltre» i confini del Friuli Venezia Giulia. Ammessa però «solo la bandiera italiana», come recita la locandina.
Perché «non deve essere solo una cosa del Monfalconese, ma riguardare ognuno». Infatti quanto accaduto qui, con l’inibizione della preghiera in massa nei due centri con ordinanza dirigenziale, «può accadere anche con altri sindaci». Nella locandina dell’iniziativa la manifestazione è ricondotta alla necessità di «sensibilizzare l’opinione pubblica e gli amministratori del nostro Paese della gravità della situazione della comunità musulmana a Monfalcone».
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Intanto oggi l’oratorio San Michele consegnerà un messaggio di fratellanza: la preghiera dei musulmani sarà accolta negli spazi dell’orario San Michele dalle 12 alle 14, a più turni. Dopo due settimane di sospensione le salāt potranno di nuovo levarsi, stavolta in un luogo urbanisticamente classificato luogo di culto. Lo aveva suggerito, una provocazione, perfino il vicesindaco Antonio Garritani.
