Nemici mai. Semmai rivali. Anzi, nemi-amici. Chi l’avrebbe mai detto? Davide Possanzini contro Andrea Caracciolo . Si sapeva. Ma il giorno della sfida tra i due grandi amici ai tempi del Brescia “corioniano” sta per arrivare. Sabato il Mantova di mister Possanzini aspetta il Lumezzane del presidente Caracciolo. Il tecnico biancorosso, dopo la parentesi in biancazzurro (due partite con altrettante sconfitte dopo aver lasciato la Primavera), sta conducendo l’Acm a un campionato da applausi, al comando del girone A e non era nemmeno tra i favoriti nei pronostici della vigilia. Il Lumezzane, però, non reciterà da comparsa. È in serie utile da 6 giornate, con 12 punti conquistati, tra le grandi ha già frenato il Padova, pareggiando per 1-1 due settimane fa allo stadio Euganeo. L’obiettivo dei bresciani è proseguire la serie fruttifera per rimanere nelle prime dieci, in zona play-off.
Caracciolo e Possanzini per tre stagioni e mezza sono stati la coppia-gol del Brescia. Dal gennaio 2008, anno del primo ritorno dell’Airone in biancazzurro dopo i due campionati e mezzo fra Palermo e Sampdoria, al giugno 2011, dopo la retrocessione in B, hanno garantito 88 reti: 62 l’Airone, 26 il Possa. La “loro” partita è la finale di ritorno dei play-off del campionato 2009-2010 contro il Torino. Dopo lo 0-0 dell’andata nel capoluogo piemontese, il 13 giugno il Rigamonti è strapieno. Il Brescia del presidente Gino Corioni, guidato in panchina da Beppe Iachini, gioca la gara perfetta. E al 35’, dopo una discesa di Bega, Possanzini – fascia di capitano al braccio – dal vertice sinistro dell’area disegna una traiettoria-capolavoro: pallone sotto l’incrocio dei pali, imparabile per il portiere granata Morello. Il Possa in quella magica serata è incontenibile. A metà del secondo tempo si procura un rigore. Caracciolo sistema la sfera sul dischetto sotto la Nord, allora non così attaccata al terreno di gioco come oggi: «Quel pallone pesava come un macigno», ha sempre detto il capocannoniere biancazzurro di tutti i tempi (179 centri). Rincorsa, destro, palla sotto il sette alla sinistra di Morello che battezza la parte opposta: 2-0. La rete del torinista Arma rende un po’ meno tranquillo il finale. Arcari blocca l’ultimo tentativo di Gasbarroni. E quando l’arbitro Rizzoli di Bologna fischia la fine, il Rigamonti è una bolgia. Caracciolo afferra un idrante e bagna i tifosi che sugli spalti sono pazzi di gioia. Possanzini si commuove. La loro apoteosi dopo anni di battaglie vinte e di guerre perse. Peccato non duri.
Nel 2010-11 il Brescia, l’anno dopo, si conferma squadra da saliscendi e torna subito in Serie B. Possanzini saluta in polemica con la società, l’Airone riprende il suo vai e vieni ma sempre con il biancazzurro nel cuore, tanto da restarci fino al 2018 prima del biennio alla Feralpisalò e alla conclusione con il Lumezzane, con il quale ora da dirigente ha conquistato la doppia promozione dall’Eccellenza alla Serie C.
Dopo il ritiro dal calcio agonistico, entrambi sembrano aver trovato la strada giusta. Caracciolo dietro la scrivania, nel Lumezzane di patron Lodovico Camozzi: mai il passo più lungo della gamba, idee chiare, obiettivi finora sempre raggiunti (il doppio salto). Possanzini, dopo gli esordi con la Primavera del Brescia e le due gare con la prima squadra (contro Modena e Benevento), a Mantova ha un progetto serio. Sabato al Martelli saranno uno di fronte all’altro. Nemici mai. Semmai rivali. Anzi, nemi-amici.
