PORDENONE. Da una parte Radio Voce nel deserto, dall’altra il Ministero delle imprese e del Made in Italy. Al centro della battaglia legale un ordine imposto alla radio cattolica pordenonese, con sede in via Tiepolo. «Abbiamo ricevuto una diffida dal ministero, tramite l’ispettorato territoriale Fvg, in cui si intima la sospensione immediata delle trasmissioni sulla frequenza locale. Ma noi non solo non le abbiamo interrotte – ha dichiarato il presidente Corrado Stella – ma abbiamo già inoltrato ricorso al Consiglio di Stato».
Passo indietro. La controversia nasce oltre una decina di anni fa, quando Radio Voce nel deserto finisce al centro di un contenzioso con il gruppo di Roberto Zanella a Castelfranco Veneto. Quello, per capirci, delle radio Birikina, Bella & Monella, Marilù, Piterpan, Sorrriso, Gelosa, Sportiva, International e la startup Vibra Fm.
L’accusa è di disturbare, con le proprie frequenze quelle del gruppo Zanella. Radio Voce nel Deserto non ci sta e nel 2016 ottiene una sanatoria che la mette al riparo, o così almeno aveva creduto, dal rischio di dover interrompere le trasmissioni.
Non è, però, così perché sette anni e mezzo dopo, e precisamente il 2 ottobre 2023, il Tar del Lazio emette sentenza di provvisoria esecutività all’ordine di segno opposto, l’interruzione delle trasmissioni.
«La direzione della nostra radio – ha proseguito Corrado Stella – ha dato mandato a un legale rappresentante di chiedere al Consiglio di Stato una sospensione dell’atto provvisoriamente esecutivo. La radio confida che la richiesta avanzata ai vari enti venga tempestivamente accolta per garantire programmi e informazione alla popolazione della Destra Tagliamento».
Radio Voce nel deserto è di ispirazione cattolica ma non è diretta emanazione della diocesi «perché così volle il fondatore, don Angelo Pandin».
Vi lavorano due dipendenti stipendiati e una trentina di volontari, negli studi e da remoto. Sul loro futuro deciderà ora il Consiglio di Stato.
