Non è facile distillare in due ore il mito di Enzo Ferrari, la tradizione automobilistica, le vittorie e le sconfitte, mescolando dramma familiare e sportivo. Per questo Ferrari, il film di Michael Mann presentato in anteprima allo scorso festival di Venezia, dove parte della critica ha storto un po’ il naso, va sicuramente apprezzato. Racconta la biografia del patron in un periodo particolare, il 1957, quando la crisi dell’azienda corrisponde a quella personale: ossessionato dalla vittoria e con la necessità di sostenere economicamente l’azienda, Ferrari (Adam Driver) vive un momento di allontanamento dalla moglie Laura (Penelope Cruz), anche a causa della morte prematura del figlioletto Dino, e vive una vita parallela con l’amante Lina (Shailene Woodley) da cui ha avuto il figlio Piero.
Il titolo, in uscita il 14 dicembre, è uno dei «filmoni delle feste», soprattutto in una stagione in cui mancherà il classico cinepanettone (Improvvisamente a Natale mi sposo, che in parte ne ripropone la formula, esce il 6 dicembre). Ferrari è drammatico, popolare e con una sequenza di corse ambientata durante la Mille Miglia spettacolare e sorprendente, soprattutto per chi non conosce la storia. A fargli concorrenza, sul fronte americano, sarà Wonka (14 dicembre), un prequel ispirato a La fabbrica di cioccolato di Roald Dahl che cerca di raccontare le origini del personaggio già portato al cinema nel classico interpretato da Gene Wilder e più di recente da Johnny Depp. In questo caso Willy Wonka è un giovane cioccolatiere che tenta di diffondere la sua arte, ma troverà sulla sua strada più di qualcuno a ostacolarlo. Bisognerà vedere se Timothée Chalamet, al suo primo ruolo da protagonista assoluto, sarà in grado di reggere sulle spalle tanta tradizione, benché aiutato da altri fuoriclasse come Olivia Colman e Hugh Grant.
Chi volesse dimenticare anche solo per due ore tutta la melassa che si respira a Natale, può scegliere di vedere Adagio (14 dicembre) di Stefano Sollima, che ripercorre le atmosfere di Suburra e la serie tv Gomorra, per proporre un gangster movie ambientato a Roma, in cui il giovane Manuel (Gianmarco Franchini), figlio dell’ex criminale Daytona (Toni Servillo), che ormai non ci sta più con la testa, viene incaricato da un gruppo di carabinieri di infiltrarsi in una festa per incastrare un uomo potente che spaccia droga e a cui piacciono i ragazzini. Il suo rifiuto in extremis lo costringe a cercare l’aiuto di un amico del padre, lo spietato Cammello (Pierfrancesco Favino, totalmente pelato e irriconoscibile) a cui resta poco da vivere. Un film che ancora una volta si affida a superbe interpretazioni e attinge alla mitologia della Banda della Magliana per raccontare il sottobosco criminale di una città che assomiglia a una sorta di girone infernale.
Di tono totalmente opposto è l’altro film italiano del Natale, Santocielo, in arrivo il 14 dicembre, interpretato da Ficarra e Picone che di rado sbagliano una commedia: in Paradiso si decide di inviare sulla Terra un nuovo Messia, e Dio (Giovanni Storti) dà all’Arcangelo (Picone insolitamente biondo) il potere di mettere incinta una donna con solo il tocco della sua mano, ma quest’ultimo finisce in un’osteria dove incontra un tizio (Ficarra), e dopo qualche bicchiere di troppo per errore finisce per toccarlo sul ventre. Inutile sottolineare che l’errore darà luogo a una serie di disavventure per la strana coppia, mentre Dio e gli angeli cercano di capire come riparare il danno. Sempre sul medesimo filone torna un altro habitué delle feste, ovvero Alessandro Siani, anche se lo si potrà vedere al cinema dal primo gennaio, a cotechino ormai digerito. Stavolta il comico napoletano mette in scena la tragicommedia Succede anche nelle migliori famiglie: i Di Rienzo dal di fuori sembrano una famiglia perfetta, ma la morte del capofamiglia rivela la realtà per com’è veramente, e destabilizza sia la moglie Lina che i figli Renzo e Isabella, ma soprattutto Davide (lo stesso Siani), talentuoso, ma del tutto fallimentare, considerato la pecora nera della famiglia.
Nella situazione grottesca e imprevista che viene a crearsi però, sarà proprio Davide a trasformarsi nell’asso della manica dei Di Rienzo. Sempre a proposito di famiglie, a Natale si spazierà anche tra il filone dei supereroi e la commedia francese: in Aquaman e il regno perduto (20 dicembre) il sovrano di Atlantide incarnato dal possente Jason Momoa ha messo su famiglia e vive una vita tranquilla, ma è costretto a tornare in battaglia per scongiurare il piano di Black Manta che vuole distruggere il suo regno. Chi giudicasse la trama troppo infantile, potrebbe virare sul più adulto e sicuramente più ironico Tutti a parte mio marito (21 dicembre), in cui la bravissima Laure Calamy di Call my agent è Iris, una donna che ha apparentemente tutto, marito, figli e lavoro perfetti, ma annoiata dal ménage di coppia decide di farsi un amante. Seguendo un consiglio si iscrive a una app di dating e all’improvviso si trova sommersa di uomini. Solo apparentemente per ragazzini è invece quello che forse resterà l’ultimo titolo della filmografia dell’82enne maestro dell’animazione giapponese Hayao Miyazaki, papà di Heidi e regista di capolavori come La città incantata e Il mio vicino Totoro: ne Il ragazzo e l’airone (1 gennaio 2024): summa dei temi dell’autore, un ragazzino orfano di madre e in fuga dalla guerra si stabilisce in campagna dalla zia, con cui suo padre ha una relazione. Traumatizzato dagli eventi, inizierà a seguire uno strano airone parlante che lo invita a esplorare una misteriosa torre per incontrare la madre defunta.
