foto da Quotidiani locali
TRIESTE. Questo Fuksas non s’aveva da fare. Il Comune presenterà giovedì i contenuti del progetto definitivo della cabinovia, presentato in municipio dalla ditta altoatesina Leitner lo scorso 16 novembre, dopo due proroghe. I contenuti della presentazione sono sotto embargo fino a stamane e le bocche del Comune restano serrate, ciononostante tra le informazioni sul progetto che Il Piccolo è riuscito a ottenere una risalta: le stazioni progettate dall’architetto Massimiliano Fuksas per il molo IV e il magazzino 26 (e pagate in sonanti danari comunali) non vi figurano più, sostituite da strutture progettate in casa.
I lettori ricorderanno che nelle scorse settimane le stazioni disegnate dall’archistar erano state uno dei bersagli polemici di Vittorio Sgarbi, sottosegretario del ministero della Cultura, che le aveva definite «una roba orrenda». Ecco, ora la sgarbiana «roba orrenda» non c’è più, ma non si tratta di una subitanea svolta impressa dal sottosegretario. Era stata infatti la Sovrintendenza ai beni culturali, ancora nel dicembre del 2022, a manifestare tutti i suoi dubbi sull’impatto del progetto Fuksas sul Porto vecchio, che l’infrastruttura dovrebbe attraversare in tutta la sua lunghezza.
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La struttura pensata dall’archistar in corrispondenza del molo IV era costituita da una serie di esagoni di alluminio, che le davano un aspetto avveniristico, quasi cyberpunk. Sempre a firma dello studio Fuksas era anche il design della stazione di mezzo, prevista a due passi dal magazzino 26. Nelle intenzioni del Comune il lavoro dell’architetto avrebbe dovuto costituire un elemento di richiamo che avrebbe arricchito il potenziale turistico dell’infrastruttura. Un’infrastruttura che è anche opera d’arte.
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Evidentemente però i conservatori hanno ritenuto eccessivo il divario estetico tra il progetto e gli eleganti edifici del vecchio scalo austroungarico, chiedendo al Comune di adottare uno stile più canonico. E così è stato fatto in questo progetto definitivo, che archivia quindi definitivamente il lavoro dell’archistar, costato 135 mila euro che il Comune aveva pure anticipato di tasca “propria” in modo da muoversi per tempo.
Ci sono altre sorprese nel nuovo progetto definitivo? Bisognerà attendere la mattinata di oggi e la presentazione ufficiale per saperlo con certezza. Risulta però che la stazione di Opicina sia stata ridotta nelle dimensioni, grazie allo spostamento a valle (nella stazione di Bovedo) tanto dei motori dell’infrastruttura quanto del deposito per le cabine.
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Con il progetto definitivo il Comune, almeno in teoria, è pronto a partire. Senz’altro ci saranno ulteriori valutazioni da fare, visto che non si son potuti fare alcuni dei carotaggi necessari a progettare le fondazioni dei piloni nella parte che traversa l’area protetta del bosco Bovedo e ascende all’altipiano, proprio nella zona di Opicina. Prima di pensare al cantiere, però, il Comune dovrà attendere la conclusione del procedimento di Vas ancora in corso per la valutazione della variante al piano regolatore (quella che include le aree da espropriare)