GORIZIA Il suo volto gentile, il suo sorriso e i suoi modi così sinceri e onesti sono stati per un vita sinonimo di passioni, a Gorizia e non soltanto. Quella per i motori e quella per lo sport, i due grandi amori – assieme a quello per la famiglia – che hanno caratterizzato l’esistenza intera di Gianfranco Ledri, morto nei giorni scorsi all’età di 86 anni. Da qualche settimana era ricoverato all’ospedale San Giovanni di Dio, per l’improvviso incrinarsi di una salute che, per tutta la vita, era stata invece di ferro.
Del resto era uno sportivo vero, Gianfranco, che aveva iniziato a lavorare come meccanico alla tenera età di 14 anni. Per quarant’anni è stato tra i dipendenti più fedeli della concessionaria di automobili Fiat Comolli, prima nella sede storica di via Rossini e poi in quella di via Caprin, a due passi da piazza Transalpina. Lui era la “tuta bianca”, come amava dire con orgoglio Ledri, ovvero il capo officina, che ai tempi d’oro poteva contare su una squadra di oltre trenta collaboratori. Per decenni e per generazioni di goriziani Gianfranco è stato un riferimento ogni qual volta l’automobile faceva i capricci, o anche quando si trattava di prendersi cura dei veicoli, migliorarli, sistemarli. Con passione e competenza.
Ma, se possibile, una dedizione ancora maggiore Ledri l’ha messa nello sport, nel calcio in particolare. È stato calciatore anche di buon livello, se pensiamo che in giovane età ha avuto modo di giocare pure tra i professionisti con il Catania. Ma erano altri tempi, allora con il pallone quasi nessuno si arricchiva, e allora la famiglia lo richiamò in riva all’Isonzo, invitando a trovare lavoro come meccanico. Così fece, senza mai abbandonare il rettangolo di gioco. Terzino di qualità, indossò tante maglie del calcio dilettantistico, Pro Gorizia, Audax Sanrocchese e Lucinico, solo per citarne alcune.
E poi, appese le scarpe bullonate al chiodo, iniziò la carriera di allenatore delle giovanili, durata tre decadi e conclusa con la Juventina. «Amava stare con i giovani, si vedeva come un educatore più che come un allenatore – racconta commossa la figlia Francesca, che Gianfranco lascia assieme alla moglie Liliana, con le quali aveva condiviso negli Novanta il dolore della scomparsa dell’altra figlia Arianna –. Mio padre vedeva lo sport soprattutto per i suoi valori, come un luogo di crescita e condivisione».
Storico componente della sezione isontina dell’Associazione italiana allenatori calcio, Ledri è stato tra le colonne anche dei circoli tennis Campagnuzza e Zaccarelli. L’ultimo saluto è stato fissato per venerdì alle 11 nella chiesa di Sant’Anna, con partenza dalla cappella dell’ospedale San Giovanni di Dio.
