TRIESTE Una perizia per contestare le conclusioni cui è giunta la Regione sulle possibilità di una significativa riduzione di Co², pari al 48,2% annuo, ottenuta grazie alla futura cabinovia. Il Comitato No ovovia torna alla carica con un nuovo esposto giudiziario.
Di fatto un ricorso, stavolta presentato al Tar, che mira a ottenere uno studio tecnico disposto dal Tribunale amministrativo. L’ultimo decreto regionale, infatti, in particolare nella nota conclusiva che prospetta un netto calo delle emissioni proprio per effetto della costruzione dell’infrastruttura, consente al progetto di rientrare nelle deroghe previste per le aree “protette” di Natura 2000. Proprio perché ritenuto migliorativo per la salute dei cittadini.
Ma, a detta del Comitato, il provvedimento della competente Direzione regionale si fonda su «presupposti di calcolo basati su ipotesi irrealistiche».
Maurizio Fermeglia, ingegnere, ex rettore dell’Università, componente del Comitato, ieri si è soffermato a lungo, parlando in conferenza stampa sul tema delle emissioni. E ha portato ben altri dati. Il risparmio del 48,2% di Co² «è errato – ha detto –e ben che vada oscilla tra il 3 e il 4%».
«Il calcolo è stato fatto senza considerare che la Co² si accumula», ha spiegato. «Le stime di risparmio di emissione per singolo anno sono sballate, sulla base di studi sbagliati. Inoltre, il punto di partenza del ragionamento del Comune – ha ricordato – è immaginare un flusso di 450 veicoli in meno, all’ora, grazie all’ovovia. Il Comune stima queste 450 vetture per nove ore, come numero complessivo quotidiano. Ma in realtà il traffico ha picchi e valli, si sarebbe dovuto ragionare su questo. Comunque, se teniamo buone le nove ore, considerando solo il traffico tra le sette e le nove di mattina, si avrebbero 450 auto all’ora dirette in un parcheggio, che aspettano la sbarra alzata, il biglietto e che quindi stanno ferme in fila. Si risparmiano emissioni così?».
La possibilità, quindi, che la cabinovia possa incidere sulla salute pubblica, in termini di abbattimento degli inquinanti, non sarebbe supportata da dati e studi attendibili. La stessa Asugi, come ha fatto notare ancora il professor Fermeglia, «ha affermato che per pronunciarsi dovrebbe promuovere un’indagine tossicologica. Ma, con i nostri numeri, si arriva alla conclusione che attraverso l’infrastruttura non si ottiene praticamente nulla sul tema delle emissioni».
Il Comitato si aspetta che «il giudice nomini un perito per uno studio ad hoc». «L’obiettivo – ha rimarcato l’ex rettore – è che non venga costruita l’ovovia, che non vengano rovinati il bosco Bovedo e l’architettura del Porto vecchio».
Così William Starc, presidente del Comitato: «L’Asugi – ha ribadito – non possiede dati per dire che ci sarà un miglioramento per la salute delle persone. Tutto si regge su calcoli infondati. Confidiamo sul pronunciamento del Tar il 10 gennaio».
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