Non c’è solo l’omicidio colposo per la morte di Nicolò. La Procura della Repubblica di Belluno contesta al padre Diego Feltrin anche il reato di morte come conseguenza di altro delitto: in questo caso, detenzione e cessione di hashish, come quella trovata nello stomaco del bambino di due anni. C’era la sensazione che il quadro accusatorio potesse allargarsi e la certezza è arrivata dal capo d’imputazione firmato dal pubblico ministero Simone Marcon. Quello con la richiesta di rinvio a giudizio del 44enne boscaiolo di Codissago.
Ferma restando la presunzione d’innocenza, naturalmente fino a prova contraria, mancano ormai poche settimane all’udienza preliminare sul decesso del 28 luglio 2022. L’altra sensazione è che a dicembre il difensore di fiducia Massimiliano Xaiz chieda un rito abbreviato sugli atti già raccolti dal magistrato, nel frattempo ha scelto di saltare l’interrogatorio e andare all’udienza. L’accusa è tutta in mille pagine, delle quali una sessantina sulla consulenza autoptica del 3 agosto da parte del medico legale Antonello Cirnelli. È l’accertamento più importante, accanto a quello tossicologico della dottoressa Donata Favretto del Dipartimento di Medicina legale di Padova.
Cirnelli ha trovato dell’hashish in mezzo alla pappa e in un quantitativo tale da provocare un’intossicazione fatale. Questo partendo anche dal presupposto che i medici del Pronto soccorso dell’ospedale di Pieve di Cadore avevano somministrato al piccolo il farmaco Naloxone (Narcan): un antidoto che si utilizza in caso di sovradosaggio acuto oppure di overdose da oppioidi. Favretto ha analizzato lo stupefacente sequestrato nella casa dei Feltrin dai carabinieri di Longarone, arrivando alla conclusione che sarebbe compatibile.
I nonni materni di Nicolò hanno annunciato che si costituiranno parte civile nel processo con l’avvocato Davide Fent: non è certo per avere un risarcimento danni dall’imputato, ma per partecipare attivamente al procedimento. Non faranno la stessa mossa i genitori di Serena Doff.
