foto da Quotidiani locali
Mantova. «Gli sfratti a Mantova? Ce ne sono, purtroppo. Solo noi stiamo aiutando quindici famiglie che abitano in alloggi dell’Aler a Lunetta e al Pompilio». Luciano Tonelli, presidente del Club delle Tre Età, ha il polso della situazione sugli anziani che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese con le misere pensioni di cui dispongono. Altroché quello zero che compare alla casella delle esecuzioni di sfratti nelle statistiche del ministero.
«Prendo meno di mille euro di pensione – dice un anziano – non riesco a pagare l’affitto perché ho dovuto pagare le bollette e mangiare. Adesso mi ritrovo con lo sfratto». «Noi – fa eco Tonelli – cerchiamo di aiutarlo, e con lui altre persone, attraverso il nostro segretariato sociale. Andiamo da Aler e chiediamo la sospensione dello sfratto. In questo caso lo abbiamo già fatto e siamo in attesa di una risposta». Stessa situazione viene descritta da Lidia Bertellini, consigliera comunale del gruppo misto attiva a Lunetta, e non solo, con l’associazione Vivere la città: «A Cittadella – dice – conosco una famiglia che aveva un alloggio in affitto sul mercato libero ed è stata sfrattata perché tutti avevano perso il lavoro. Adesso vivono spostandosi da parenti e amici in attesa di un appartamento pubblico». Il problema degli sfratti «è grave» dice Bertellini, che invita il neo presidente Aler «a venire a Suzzara e a Lunetta».
Anche per l’assessore al welfare Andrea Caprini i dati del ministero non sono realistici, «anche se bisogna tenere conto del Covid che per due anni ha bloccato le procedure di sfratto e che sono riprese dopo. Anche a Mantova ci sono gli sfratti». I motivi sono sempre gli stessi: cassa integrazione, licenziamenti e costo della vita alle stelle, e per l’affitto, sia sul mercato libero che su quello pubblico, rimane ben poco. «Noi – dice l’assessore – cerchiamo di gestire le varie situazioni facendo ricorso agli alloggi temporanei che abbiamo a disposizione proprio per le emergenze. Alloggi che, purtroppo, in città sono sempre di meno tanto che abbiamo chiesto agli altri Comuni di prevederne nei loro piani di sviluppo urbanistico».
Un alloggio temporaneo è servito a dare una casa alla famiglia extracomunitaria con un bambino disabile che, sfrattata, quest’estate era riparata presso parenti a Bologna e poi a Goito, da amici. Adesso la famiglia è tornata ad abitare a Mantova, ma da connazionali in attesa di entrare nell’alloggio temporaneo che le è già stato assegnato: «Abbiamo anche ripristinato il trasporto del bimbo disabile alla Casa del Sole – dice l’assessore – col prossimo bilancio stanzieremo risorse per altri cinque o sei alloggi temporanei». Non tutti, però, riescono ad essere accontentati: «Non abbiamo case o housing per tutti – afferma Caprini – ma si sondano le varie risorse personali, familiari e del territorio. A una coppia sfrattata abbiamo suggerito di pensare a un ritorno in Marocco, dato che nessuno dei due lavora, parla italiano e il loro bimbo è in età prescolare».