Nella Marca di oggi un trevigiano su cinque ha più di 64 anni e tra un decennio la popolazione “over” raggiungerà quota 300 mila: «Da qui al 2030 i bisogni di cura e assistenza degli anziani saranno più che raddoppiati, siamo già adesso in affanno. In prospettiva si preannuncia lo scoppio di una bomba sociale» afferma Giorgio Pavan, direttore dell’Israa di Treviso.
Nel nostro territorio 54 Rsa stanno accogliendo oltre 5.400 utenti, altri 20 mila anziani sono seguiti in casa dalle badanti. In provincia di Treviso sono ad oggi 2.200 gli anziani gravi che sono in lista d’attesa per un posto in una Rsa.
«Nel solo territorio dell’ex Usl 9, ossia città e hinterland, ci sono mille anziani in lista d’attesa. È chiaro che la situazione, già insostenibile adesso, non potrà che esplodere da qui a dieci anni, quando avremo il raddoppio della domanda» prosegue Pavan. E a complicare il quadro ci sono altri tre aspetti che riguardano il come si invecchia, la composizione sempre più sfilacciata della nostra società e un generale impoverimento economico delle famiglie.
«La metà degli ultraottantenni soffre di decadimento cognitivo, non reversibile né curabile; mentre il 45% dei trevigiani con più di 75 anni abita da solo» dice Pavan «ciò significa che molte di queste persone vivranno condizioni di isolamento sociale e relazionale che sono preludio e aggravante di depressione e decadimento fisico e cognitivo. Si sta quindi aprendo un problema enorme di presidio del territorio».
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Quali soluzioni mettere in campo per rispondere a questo tsunami? «La società che invecchia va organizzata, il Pnrr ha tralasciato completamente questo aspetto, e invece è fondamentale investire nella residenzialità con le Rsa ma anche nelle forme intermedie di accoglienza, sulla residenzialità leggera, il co-housing sociale, e altre formule per supportare il più a lungo l’autonomia delle persone e rispondere in maniera appropriata alle gravità che l’invecchiamento porta con sé».
Anche l’intelligenza artificiale può dare una mano nel controllo e nel supporto a domicilio. Israa e Ulss 2 stanno infatti lavorando insieme per sperimentare una serie di “monitoraggi” della persona anziana da remoto per verificare l’aderenza alle terapie e la condizione dei pazienti con patologie croniche quali diabete, ipertensione, disturbi cardiovascolari e polmonari.
«Sono le “cure ibride” che consentono di aumentare l’efficienza dell’assistenza attraverso una forma mista di controllo, mediante dispositivi di telemedicina e interventi in presenza». Non da ultimo, resta la sfida della ricerca di personale assistenziale, a cominciare da infermieri e oss, ma anche badanti (la cui età media ha ormai raggiunto i 60 anni). «Stiamo lavorando con sette Paesi per trovare infermieri da assumere per incrementare il personale» conclude Pavan. Si guarda sempre con maggiore interesse all’Africa e all’Asia. «Chiediamo a Stato e Regione di aiutare formazione e inserimento».