AVIANO. Nella giornata dell’Unità nazionale e delle Forze Armate, l’amministrazione comunale di Aviano ha deposto un omaggio floreale anche sulla tomba di cinque fascisti repubblichini, prelevati e fucilati dai partigiani della brigata unificata Ippolito Nievo, sopra Casera Valfredda di Marsure.
Il gesto ha provocato la vivace reazione dell’Anpi. «Dispiace che il sindaco e gli assessori – afferma Angelo Caporal, presidente della sezione dell’Associazione nazionale partigiani di Aviano – pensino si possa essere equidistanti, non all’interno delle istituzioni democratiche, nate dalla Resistenza e dalla Costituzione, ma fra fascisti di Salò filonazisti e partigiani caduti per l’unità e la libertà d’Italia. I fascisti di Salò hanno riempito l’Italia di torture, lutti e rovine».
Da parte sua Paolo Tassan Zanin, il sindaco che guida una giunta civica, sulla giornata del 4 novembre che ha visto deposizioni floreali del comune su tutti i cippi e monumenti ai caduti, ha dichiarato: «L’amministrazione comunale, come sta facendo da qualche anno, valorizza la commemorazione del 4 novembre, giorno dell’Unità nazionale e delle Forze armate, ricordando tutti i caduti delle guerre».
Nel cimitero di Aviano, sotto i nomi dei cinque fucilati repubblichini appare la data del 17 novembre 1944. Periodo terribile, quello fra ottobre e novembre 1944, per tanti avianesi. Stando al libro matricola del carcere di Pordenone, provenienti dal comune di Aviano, prelevate dai tedeschi, vengono incarcerate 38 persone (uomini, donne e anche minorenni) fra il 26 ottobre e il 12 novembre 1944.
Il primo rastrellamento del 26 ottobre riguarda undici residenti nel borgo di Costa; il 29 ottobre altre undici persone sono prelevate a Aviano, l’8 novembre stessa sorte tocca ad altre undici persone prelevate dal borgo di Pedemonte.
Quattro giorni dopo, il 12 novembre, un nuovo rastrellamento tedesco riguarda ancora sei avianesi. Molti dei rastrellati dai tedeschi, successivamente sono tradotti dal carcere di Pordenone a quello di Udine e da lì richiusi sui sui carri bestiame per i lager di Dachau e Mauthausen. Pochi, come i fratelli Bruno e Giovanni Barzan, faranno ritorno dalla prigionia nazista a Dachau, altri moriranno nei lager o, nel dopoguerra, per le privazioni subite in prigionia.
Venendo ai luttuosi eventi avianesi dell’autunno 1944, va detto che dei cinque fascisti fucilati dai partigiani, tre appartenevano alla “guardia nazionale repubblichina” di Salò, fra loro uno era il segretario del partito fascista repubblichino, mentre gli altri due erano civili.
La loro fucilazione era avvenuta dopo alcuni rastrellamenti nazisti di civili e in seguito all’attacco nazifascista alle basi partigiane sul Piancavallo.