foto da Quotidiani locali
BELGRADO Le voci circolavano da mesi, in maniera più o meno insistente, sia in Serbia sia nel nord del Kosovo. E nelle ultime settimane sono arrivate autorevoli conferme, che rischiano di mettere in difficoltà Belgrado con l’Occidente su un nuovo fronte, dopo quello incandescente che rimane aperto con Pristina e quello, mai risolto, delle mancate sanzioni alla Russia. Le voci riguardano l’arruolamento attivo, da parte proprio della Russia, di mercenari con passaporto serbo, da mandare a rinforzare i ranghi dell’esercito russo, in difficoltà nel reclutamento tra i cittadini della Federazione. Volontari pronti a combattere contro l’Ucraina.
Non sarebbero solo “rumour”, ha confermato il quotidiano britannico Guardian, che è riuscito a mettersi in contatto con almeno due serbi già “emigrati” a Mosca per essere inseriti nelle forze armate russe. «È andato tutto molto rapidamente, in un giorno sono diventato un soldato di Mosca e ora aspetto di essere spedito in Ucraina», ha raccontato uno dei due, identificato solo col nome di battesimo di Branko, trasferitosi di recente in Russia assieme a tre connazionali.
Branko e compagni di ventura non sarebbero un’eccezione, perché «Mosca pianifica di reclutare centinaia di serbi» per dare respiro al suo esercito con nuovi uomini, di cittadinanza straniera, «a diciotto mesi» dall'inizio della guerra all’Ucraina, ha suggerito il quotidiano. Che è andato oltre. A contribuire alla campagna di arruolamento sarebbe un volto noto, almeno in Serbia: è quello di Davor Savičić, celebre paramilitare serbo già dal 2014 in armi in Crimea e in altri territori ucraini. Lo stesso Savičić, in estate, non aveva avuto remore a comparire alla Tv pubblica russa, nel talk show propagandistico diretto da Vladimir Solovyov. Durante la trasmissione, Savičić aveva candidamente ammesso di essere stato messo a capo dal Cremlino di unità militari composte da serbi. Serbi che, una volta sbarcati in Russia - vi ci si arriva comodamente in aereo da Belgrado, unica capitale europea ad aver mantenuto collegamenti diretti con Mosca e San Pietroburgo - «firmano un contratto con il ministero russo della Difesa». E dopo la sigla sull’ambito pezzo di carta, «vengono registrati presso il centro di reclutamento di Krasnogorsk e poi inviati in direzione Lugansk». Vicino a Savičić, in tv, era apparso anche Dejan Berić, altro paramilitare serbo già noto nella regione, che aveva ringraziato Putin «per permettere agli stranieri di venire qui in Russia» e «io lavoro per portarli al mio generale» ha spiegato indicando Savičić.
Solo boutade? Non sembra, dato che a inizio ottobre anche il servizio in lingua russa della Bbc aveva confermato i contorni del caso, aggiungendo che i serbi reclutati sarebbero inseriti nella 106/ma divisione aerotrasportata dell’esercito russo, comandata appunto da Savičić e attiva nell’Est dell’Ucraina. La Bbc era andata oltre, suggerendo che nell’opera di “importazione” di paramilitari serbi in Russia sarebbero coinvolti anche Alexander Zaldostanov, conosciuto a livello globale come il leader dei “Lupi della notte”, i motociclisti filo-Putin e persino Marko Milosević, figlio del defunto uomo forte serbo, da anni in esilio volontario a Mosca per sottrarsi alla giustizia serba.
Come va il reclutamento? È forse l’unico dettaglio positivo, per Belgrado: il Guardian ha suggerito che per ora sono relativamente pochi i serbi che si sono fatti irretire dalle sirene russe. Anche perché rischiano, una volta tornati in patria, fino a dieci anni di galera, dato che anche la Serbia punisce come reato penale il combattere da mercenari o guerriglieri in conflitti all’estero.