Crollo dei residenti provenienti da altri Paesi. Visentin (Cgil): «Salari bassi e costo della vita altra, siamo poco attrattivi»
Fuggono gli stranieri dalla Marca: oltre 2. 300 in meno fra il 2021 e 2023.
Provincia poco attraente? Salari non adeguati o colpa dell’inflazione?
Eppure i posti di lavoro ci sarebbero. Eppure le aziende trevigiane li domandano a gran voce, facendo difficoltà a reperire personale in tante mansioni. Eppure si sprecano gli appelli degli industriali alla politica a «un’immigrazione regolamentata», magari seguendo l’esempio della Germania «che portò a casa gli ingegneri siriani». Concetto evidenziato, di recente, pure da Leopoldo Destro, presidente Confindustria Veneto Est.
Fatto sta che nel 2023 si contano finora 89.738 stranieri residenti nella Marca (dati Istat al primo gennaio) contro i 92.110 del 2021.
Una contrazione – pari a 2.372 unità – che induce il sindacato a una riflessione amara, puntando il dito contro la perdita di appeal del nostro territorio: «È un problema di attrattività: busta paga, qualità del lavoro, inflazione alle stelle», l’affondo di Mauro Visentin, segretario generale Cgil Treviso, «alle aziende gli immigrati servono, ma la politica non dà risposte, preferendo l’antico di gioco di criminalizzare».
Riflessione che Visentin riassume poi con parole eloquenti: «Se una persona emigra lo fa per stare meglio e garantirsi una vita migliore.
Forse la nostra provincia non sa offrire queste condizioni. La richiesta degli industriali c’è, ma manca una strategia: la politica non risolve, pensa solo a criminalizzare». Analisi che mette in evidenza carovita e scarsa capacità di spesa garantita dallo stipendio. Uno spaccato che, secondo il sindacato, spinge gli stranieri a trovare lavoro altrove: magari in altri Paesi.
Una tendenza non dissimile da quella dei “cervelli in fuga”: giovani che hanno studiato e si sono formati qui, preferendo poi mettere in pratica conoscenze e competenze in altre regioni italiane (in primis Lombardia ed Emilia), se non cercando nuove opportunità all’estero.
Di certo l’appello a un’immigrazione regolamentata arriva pure da chi, da anni, mette a nudo il crollo verticale delle nascite.
Perché si faticano a trovare addetti nelle fabbriche e, sull’onda lunga dell’inverno demografico, i “buchi” saranno sempre di più.
Bisognerà rendere la provincia più attrattiva, se non si vorrà fare i conti con i contraccolpi economici della denatalità. Gian Carlo Blangiardo, ex presidente dell’Istat, forse il più noto statistico italiano, non fa giri di parole: «L’immigrazione non deve essere subìta ma regolamentata. Ma servirà un’immigrazione selezionata in base alle competenze, formando gli stessi immigrati nei Paesi di provenienza. Insegnando loro l’italiano, preparandoli alla nuova esperienza in Italia».
Entrando nel dettaglio, la popolazione straniera residente risultava pari a 89.803 unità nel 2019, per poi a salire a 90.293 nel 2020. L’anno successivo aveva registrato un’impennata, toccando quota 92.110. Poi la caduta: 89.879 nel 2022, 89.738 quest’anno (con ancora due mesi abbondanti, prima di arrivare a San Silvestro).
Una caduta che coincide proprio con gli anni degli aumenti dei costi energetici, dei rincari del settore alimentare e del carovita. Fattori che hanno indotto tanti migranti a traslocare.