foto da Quotidiani locali
GORIZIA Dagli ombrelloni da spiaggia ricava giacche unisex: da anni, Cristina Falsone si occupa di moda sostenibile e Magazine Style, l’inserto del Corriere della Sera, le ha dedicato nei giorni scorsi un approfondimento.
Nel curriculum di Cristina, però, c’è anche Gorizia. Proprio così: nata a Canicattì nel 1993, studiava all’Accademia delle Belle Arti di Palermo quando ha avuto la possibilità di frequentare uno stage al Museo della Moda e delle Arti Applicate, in Borgo Castello, dove ha catalogato abiti degli anni Venti. Era il 2015.
L’anno dopo, a Palermo, si è laureata. Quindi, dal 2016 al 2018 ha frequentato l’università di Venezia, mentre nel 2019 ha fatto un nuovo stage a Torino e si è laureata. In seguito, non sono mancati altri percorsi professionali all’estero e a Bologna, nell’archivio di Max Mara. Tuttavia, l’esperienza goriziana la porta sempre nel cuore.
«Conservo un gran bel ricordo della città – afferma –. L’ho trovata elegante, austera, ma simpatica. Almeno, è il mio punto di vista. E poi è Gorizia che mi ha consentito di fare la mia prima esperienza lavorativa fuori dalla Sicilia: al momento, rappresenta ancora una delle mie più belle avventure nel campo della moda. È ai Musei provinciali che ho potuto analizzare alcuni abiti di altissima manifattura. E penso spesso alla direttrice Raffaella Sgubin, nonché a Gianna Bassi e a Barbara Spanedda, che mi sono state vicine nell’arco dello stage».
Insomma, per “Parasuli”, questo il nome del progetto di Cristina nato nel 2019 e basato appunto sul riciclo, gli anni di formazione goriziana sono stati determinanti, fondamentali. E pensare che tutto è nato da una scommessa. Un amico aveva sfidato la giovane siciliana: «Voglio vedere se riesci a realizzare un abito da quell’ombrellone». Lei, allora, non solo ha vinto la scommessa, ma, con il tempo, ha creato un brand: “Canicattiva”.
«Mi viene alla mente non solo Cristina, ma anche un ragazzo della nostra terra, Massimiliano Antonelli di San Lorenzo, che nel 2021 ha svolto un tirocinio al Museo della Moda realizzando un completamento di un abito maschile del ’700 – ricorda Sgubin, direttrice del servizio Musei e archivi storici dell’Erpac –. A Massimiliano, in seguito, abbiamo affidato pure altri lavori, proprio alla luce del suo talento. Ora, Massimiliano sta studiando da costumista all’Accademia della Scala, oltre a svolgere un tirocinio in una sartoria napoletana. Anche lui è la dimostrazione che il Museo della Moda possa generare opportunità lavorative e sbocchi professionali. Non a caso, sono molti gli studenti che vengono a svolgere da noi tirocini che danno loro modo di confrontarsi con abiti storici nella loro materialità e non solo attraverso le fonti iconografiche».
Tornando a Cristina, da allora, è stata a Gorizia un’altra volta soltanto, qualche anno fa, in occasione di Gusti di Frontiera, quando studiava a Venezia. Per il resto, al tempo dello stage al Museo della Moda aveva avuto modo di visitare il Fvg e oggi, che si divide tra Canicattì e Milano, dice :«È una delle mie regioni preferite». «Ovviamente - aggiunge -, non posso parlare di una città particolarmente attiva, di quelle con un’intensa movida, ma amavo parecchio passeggiare per il centro. E, comunque, lo stage mi occupava parecchio tempo: molte ore le spendevo quindi all’interno del Museo». Anche il Museo, da parte sua, la ricorda.