foto da Quotidiani locali
«Dovevamo prendere l’autobus successivo, ma non arrivava, e poi abbiamo saputo». Si legge tutta l’incredulità, la paura e al contempo il sollievo sul volto dei quattro giovani turisti tedeschi che verso le 22.45 arrivano con un Ncc (noleggio con conducente) al campeggio Hu di Marghera, lo stesso che ospitava le vittime dell’incidente del bus. «È una tragedia – raccontano i quattro – volevamo prendere un taxi e abbiamo cercato di chiamare il centralino del campeggio ma non erano in grado di darci indicazioni e riagganciavano».
La struttura ha messo allora a disposizione dei pulmini navetta per gli altri turisti in partenza o in arrivo da e per Venezia. «Very lucky» commentano due coppie di tedeschi. E possono ben dirlo che sono stati molto fortunati.
Fortunati anche i loro genitori che erano rimasti all’interno e li stavano aspettando con ansia, tremando, non appena hanno saputo quello che era successo. E quasi non credono ai loro occhi quando riescono a riabbracciarli. Un grande sospiro, la fine di un incubo anche per loro.
Incredulità, sconcerto e lacrime in via De Marchi, a due passi dalla sede dell’Agenzia delle Entrate, anche sui volti di altri ospiti che arrivano. Chi a piedi, chi con altri Ncc. I turisti che tornano dalla loro escursione giornaliera ci mettono un attimo a capire che è successo qualcosa di grave.
Le altre sere nessuno ha mai visto le volanti della polizia all’ingresso del campeggio. Nessuno è mai stato avvicinato dagli agenti che ti chiedono chi sei, se conosci ospiti del camping che non sono rientrati, che magari potevano essere su quella maledetta navetta. E chi ancora non sa cosa è successo, appena lo viene a sapere sgrana gli occhi, scuote il capo per dire «no, non è possibile»; c’è chi si mette a piangere.
I poliziotti cercano di consolarli, tentativo purtroppo vano. Troppo grande il dolore, troppo grande l’incredulità, il senso d’ingiustizia che vive chi non può credere che il ritorno da un’escursione possa trasformarsi in tragedia.
Oltre alle forze dell’ordine ci sono anche alcuni vigilantes della security privata della struttura a vigilare sugli accessi. I vigilantes bloccano l’ingresso a chi non ha titolo per entrare, informano chi cerca notizie su un parente, un amico.
Sul posto anche Giovanni Cosmo, console onorario di Bulgaria. È lì per verificare se ci sono vittime del Paese da lui rappresentato e per capire come può aiutare e coordinarsi con gli altri colleghi che rappresentano i Paesi dell’Est Europa. Suggerisce ai responsabili di passare camera per camera, fare appelli, verifiche.
Arrivano poi altri ospiti: stesse scene, stessa incredulità. Scende un gruppetto di una quindicina di persone, tutti di varie nazionalità, soprattutto tedeschi e cechi. Loro ancora non lo sanno, ma possono considerarsi miracolati. Chi per un soffio, chi per qualche minuto ha perso la navetta ed è rimasto a piazzale Roma ha provato rabbia all’inizio. Poi il sollievo per quell’attimo di ritardo che gli ha salvato la vita.