PORDENONE. Sei una persona disabile dall’infanzia? Per caso sei orfano di un dipendente ex Inpdap? Beh, allora sappi che per te le regole non valgono quando si tratta di incassare la – misera – pensione di reversibilità, eredità del tuo genitore scomparso. Sì, perché per te è prevista una corsia diversa, dovrai passare l’esame di una commissione medica che accerti non solo la tua disabilità ma anche che questa esistesse prima della dipartita del tuo genitore. Solo dopo potrà essere valutata l’istanza per la pensione.
Peccato che quella commissione medica (specifica per gli ex Inpdap) non esista più. Sei in possesso di certificati che attestano la tua inabilità al 100%? Eh, spiace. .. ma non valgono…
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Il ricorso all’ironia può aiutare quando ci si trova a raccontare l’ennesimo sopruso della mala-burocrazia, che risulta ancor più intollerabile perché va a colpire chi non ha armi per difendersi: una persona disabile.
Che, per fortuna, al suo fianco ha un’altra persona, il papà, che lungi dall’arrendersi, vuole raccontare questa vicenda nella speranza che alzare il velo sull’ingiustizia possa aiutare più di qualcuno.
Venendo ai fatti, forse non tutti sanno che la pensione di reversibilità non solo spetta di diritto al coniuge della persona deceduta, ma anche ai figli maggiorenni se inabili. Siccome siamo in Italia, il diritto scatta solo se si provvede ad esercitarlo. E così Antonino Scaini, che è il padre di Riccardo, questo uomo di 32 anni, disabile sin dalla tenera età, presenta richiesta all’Inps perché al figlio venga riconosciuta la pensione di reversibilità della mamma, ex dipendente pubblica.
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Valore di tale assegno attorno ai 150/170 euro mensili. Ma mentre al coniuge superstite la pensione è stata erogata in tempi celeri, alla richiesta del figlio, a distanza di mesi, nessuna risposta. Da qui il sollecito e il disvelo dell’arcano: la pratica è ferma perché il “soggetto”, ovvero Riccardo, deve essere sottoposto a visita collegiale da parte della Commissione medica di verifica del Ministero dell’Economia e delle finanze.
A dirlo è l’Inps che invia all’interessato copia della lettera spedita al ministero nella quale si legge che «allo scopo di accertare il diritto (del figlio alla pensione) si prega codesta Commissione di sottoporre a visita medica collegiale il signor Riccardo Scaini e di voler trasmettere allo scrivente ufficio il relativo verbale da cui risulti se il richiedente sia o meno permanentemente inabile a qualsiasi lavoro e se l’inabilità sia preesistente alla data di morte della pensionata, avvenuta il 20 febbraio 2023».
L’Inps precisa inoltre che «la pratica non potrà essere definita se non sarà acquisito agli atti dello scrivente ufficio il verbale di visita medica collegiale richiesto alla commissione in indirizzo».
Paradossalmente l’Inps mette in dubbio persino se stesso, visto che è lo stesso istituto ad aver accertato in passato l’inabilità di Riccardo, e ad aver anche sancito che la disabilità è tale da non essere reversibile. Una certificazione, per chi sa, è come un mattone sul cuore.
Bene, questa certificazione alla burocrazia non basta. Del resto logica e buonsenso si eclissano davanti i protocolli. E si chiede invece ad una commissione – che non esiste più essendo stata soppressa, come l’Inpdap, del resto, confluito nell’Inps – di accertare una disabilità che lo stesso Inps aveva certificato, compresa la data di insorgenza della disabilità, che sempre l’Inps aveva già stabilito.
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La risposta della sede pordenonese dell’Istituto alla famiglia Scaini, non lascia scampo: «Per la gestione pubblica l’unico organo sanitario preposto al riconoscimento del requisito sanitario per la concessione della pensione agli orfani maggiorenni inabili, era la commissione medica di verifica del Mef fino al 31.05.2023. Pertanto – scrive ancora il funzionario Inps di Pordenone – questa sede aveva richiesto la visita ad aprile 2023, ma a seguito della soppressione delle commissioni Mef, la commissione di Trieste ha restituito la nostra richiesta.
Adesso tali accertamenti sono in carico alle neo commissioni mediche di verifica dell’Inps appositamente istituite» e la banale domanda che si ci pone è: davvero altre commissioni? «Si precisa – si legge ancora – che il riconoscimento già avvenuto della totale inabilità non è rilevante ai fini della concessione delle pensioni gestione pubblica per le quali l’accertamento dell’inabilità viene effettuata su appositi protocolli».
Alla faccia della logica, del buon senso e dell’umana comprensione...
Chiedere uno scatto di orgoglio a chi può e deve rimediare a queste assurdità, non credo sia osare troppo.