TRIESTE Un gioiello d’oro 22 carati, decorato in filigrana con fregi cesellati di fiori e foglie, adornato di rubini, smeraldi e diamanti e conservato nella sua custodia originale. Lo scettro appartenuto all’imperatrice Carlotta del Messico è finalmente tornato a Trieste e la prossima primavera sarà reso visibile al pubblico, nella cornice del Castello di Miramare. Il prezioso oggetto è stato presentato alla stampa nella sede della Fondazione CRTrieste, alla presenza del presidente Massimo Paniccia e della direttrice del Museo Storico e del Parco del Castello di Miramare Andreina Contessa.
[[ge:gnn:ilpiccolo:13448820]]
L’incontro ha costituito anche l’occasione per raccontare del fortunato processo di acquisizione dello scettro, che la Fondazione si è aggiudicata il 18 luglio scorso nell’ambito di un’asta all’Hotel de Ventes de Monte-Carlo, nel Principato di Monaco. Ma qual è la storia di questo gioiello? Lo scettro fu donato a Carlotta da parte del Consiglio Municipale di San Juan del Rio nel 1864, quando la neoimperatrice giunse in Messico assieme al consorte Massimiliano d’Asburgo.
[[ge:gnn:ilpiccolo:12980296]]
Il soggiorno di Carlotta nel Paese centroamericano durò poco, essendo lei ben presto costretta a cercare aiuto economico e militare tra Francia e Italia. Nel corso delle tragiche vicende che la coinvolsero, lo scettro finì nelle disponibilità di suo fratello Leopoldo II re del Belgio, che anni dopo lo donò al barone Adrien Goffinet.
[[ge:gnn:ilpiccolo:12977138]]
E nel 2023 i discendenti del barone hanno deciso di metterlo all’asta. A quel punto è avvenuto quello che Andreina Contessa ha definito «un capolavoro di lungimiranza». Dopo la segnalazione da parte della direttrice stessa, a Trieste è scattata una corsa contro il tempo.
In pochissimi giorni, fra giovedì 13 e lunedì 17 luglio scorsi, la Fondazione CRTrieste ha acquisito le necessarie informazioni sulla provenienza e sul valore dello scettro, grazie alla consulenza di un esperto del settore, Alessandro Rosa. A quel punto, ha convocato d’urgenza un consiglio di amministrazione che ha deliberato di partecipare all’asta in programma il giorno successivo. Risultato: l’aggiudicazione al prezzo di 120mila euro del prezioso, che adesso verrà conferito in comodato al Museo di Miramare.
«Quando sono stato interpellato dalla Fondazione – ha spiegato l’esperto d’arte Rosa – mi sono assicurato che tutti i dati riportati nella scheda di catalogo della casa d’aste fossero corretti. Poi ho verificato i passaggi di proprietà e mi sono accertato della qualità dell’oggetto. Tutto corrispondeva. L’ultima questione riguardava la congruità del prezzo, la parte più difficile. Anche perché, a prescindere dalla correttezza della valutazione, durante un’asta può accadere di tutto: ad esempio se uno sceicco arabo, con disponibilità illimitate di danaro, si innamora di un oggetto, beh, puoi dirgli addio».
Per fortuna questo non è accaduto e, nonostante non sia mancato qualche rilancio sul prezzo, la Fondazione CRTrieste è riuscita a spuntarla. «Ne siamo felicissimi – ha sottolineato Paniccia – perché questo oggetto ha una connessione profonda con il territorio e arricchirà ulteriormente il già notevole patrimonio artistico che il Castello di Miramare custodisce».
Francesco Peroni, componente del Cda della Fondazione, ha sottolineato il senso culturale dell’operazione, che non ha un valore solo mediatico. «Certamente – ha detto Peroni – questo oggetto richiamerà molti turisti e porterà ricchezza economica. Ma lo scettro ci offre anche una magnifica opportunità di studio e ricerca, che può aprire enormi orizzonti e scoperte relative a Trieste».
Un’acquisizione insomma che dimostra quanto sia importante la collaborazione tra pubblico e privato per il recupero e la fruizione di beni culturali. «Sono grata alla Fondazione CRTrieste e al presidente Paniccia – ha chiuso Contessa – per averci permesso di riportare a Trieste un oggetto che simboleggia un periodo storico peculiare in cui la città era al centro degli avvenimenti geopolitici internazionali».
RIPRODUZIONE RISERVATA