Paula de Almeida, 37 anni, è morta a causa di un ’emorragia cerebrale alle sette del mattino nel letto di casa, davanti agli occhi del marito e alle due figlie piccole ancora addormentate. Nulla avevano potuto fare gli operatori del 118 accorsi nell’appartamento di Cittadella dopo la chiamata del marito, Eder. Morta pochi giorni dopo Natale dopo essere stata visitata per tre volte al pronto soccorso del Poma a causa di un persistente dolore al braccio sinistro. Su quella morte sono state aperte delle indagini dalla Procura e dopo mesi il responso dell’autopsia eseguita dal professor Andrea Verzelletti degli Spedali civili di Brescia è stato consegnato a Eder Pereria e al suo avvocato, Beatrice Lombardo: i medici del pronto soccorso non hanno responsabilità sulla morte della donna, perché il dolore alla spalla che lamentava non era collegato all’ictus che l’ha colpita e uccisa in seguito. Per questo motivo il pubblico ministero ha chiesto, già in aprile, l’archiviazione dell’inchiesta. Nell’istanza, tra l’altro, viene fatto notare che non è stata inoltrata dal marito (o dal suo legale) alcuna richiesta di prendere visione degli atti. Il responso della relazione del consulente tecnico della Procura dice anche altro: «Sono ravvisabili alcuni profili di inadeguatezza in capo ai medici del pronto soccorso che ebbero in carico Paula De Almeida, ma è sostanzialmente da escludere che in assenza delle rilevate inadeguatezze assistenziali si sarebbe evitato (o anche semplicemente ritardato) il decesso della donna». Il medico legale sottolinea l’assenza di «rilievi obiettivi» da parte dei medici.
Alle stesse conclusioni è arrivata la consulente dell’avvocato Lombardo (a cui Eder Pereira si è rivolto qualche settimana fa, dopo essere stato seguito da altri due legali): nella relazione osserva che «anche se il caso avrebbe, dal mio punto di vista, imposto un maggiore sforzo per comprendere la fonte di sanguinamento in fase di autopsia (...) ritengo che non vi siano elementi medico legali per poter opporsi a un’archiviazione». Il marito della donna racconta di essere «molto provato per aver dovuto attendere mesi per avere in mano queste carte». E ancora: «Sono in attesa di avere altra documentazione, a partire dalle foto scattate nel corso dell’autopsia. Documentazione che mi riservo di sottoporre all’attenzione di altri specialisti». La moglie riposa al cimitero degli Angeli. «Sto seriamente valutando di tornare in Brasile – racconta – ma non prima di avere tutta la documentazione. Vorrei anche approfondire quelle inadeguatezze di trattamento a cui si fa riferimento nella relazione».
