Va bene difendere Dio e la famiglia, ma guai a dimenticare cacciatori e armaioli. E infatti Fratelli d’Italia (e Lega) non lo fanno. Non poteva che essere così, visto che il ministro-cognato Francesco Lollobrigida fa parte della prima categoria e visto che la lobby delle doppiette assicura ai due partiti decine di migliaia di voti a ogni elezione. E così, con sorprendente zelo, governo e maggioranza si sono messi pancia a terra per favorire le doppiette: senatori, uffici legali, vertici di partito (e anche europarlamentari, per non farsi mancare nulla) stanno riscrivendo le leggi per aggirare ciò che ha stabilito l’Unione europea proprio prima dell’apertura della stagione venatoria. Come? Infilando una serie di emendamenti in un decreto legge che non ha nulla a che vedere con la caccia allo scopo di: 1) scavalcare il divieto Ue che impone di non utilizzare le cartucce al piombo; 2) togliere potere ai giudici amministrativi in caso di ricorsi sui piani venatori; 3) depotenziare l’Ispra (in favore, guarda caso, degli interessi dei cacciatori).
Da domenica 17 settembre inizia la stagione venatoria, ma tra i cacciatori c’era – e c’è ancora – grande confusione su quello che si può o non si può fare. Il motivo è che dal 15 febbraio è entrato in vigore il regolamento Ue (vincolante, per sua natura) che vieta l’uso delle munizioni al piombo nelle zone umide (fiumi, laghi, laghetti, torbiere). La ragione della scelta è legata unicamente alla salute pubblica: da una parte gli animali (soprattutto gli uccelli acquatici) ingeriscono i pallini di piombo (e muoiono); dall’altra l’uomo mangia sia gli animali che hanno ingerito i pallini di piombo sia – a volte – i pallini di piombo. In più, considerato che in Italia vengono abbattuti (stima di Federcaccia) 8 milioni di uccelli all’anno, e considerato che una cartuccia contiene circa 30 grammi di piombo, significa che boschi e corsi d’acqua vengono appestati da circa due tonnellate e mezzo di piombo: non il massimo se si pensa, come scrive il Parlamento europeo, che “l’esposizione” a tale elemento “è associata a effetti sullo sviluppo neurologico, compromissione della funzione renale e della fertilità, ipertensione, esiti avversi della gravidanza e decesso”. Ebbene, cosa ha fatto il governo italiano, per aggirare la norma? E qui ci si diverte, attenzione.
A febbraio i ministeri di Ambiente e Agricoltura hanno diffuso una circolare che, di fatto, sconfessava tutte le disposizioni europee. Com’è andata? Le associazione ambientaliste hanno fatto ricorso, i giudici del Tar devono aver fatto un grande sbadiglio e semplicemente l’hanno bocciata con l’ovvia considerazione che “l’atto […] è inidoneo – per natura, forma e procedimento – ad incidere sulle puntuali previsioni del Regolamento sovranazionale”. Ma non è finita qui, perché nel frattempo la commissione europea ha inviato al governo una lettera di costituzione in mora (l’atto che precede l’apertura della procedura d’infrazione) per dire che il nostro Paese non sta rispettando le norme Ue. Le alternative al piombo, d’altra parte, ci sono e vengono già usate in altri Paesi: acciaio (per lo più) e tungsteno. Ma non solo: la lettera rileva anche che le nostre doppiette abbattono uccelli in stato di declino (o in via d’estinzione) e che sparano – grazie alla politica – nei periodi di nidificazione (pratica vietata).
E arriviamo al presente. Sotto il pressing delle associazioni venatorie e di quelle degli armaioli, Fratelli d’Italia (coi senatori Luca De Carlo, Vita Maria Nocco, Etel Sigismondi e Salvo Pogliese) e Lega (coi senatori Mara Bizzotto, Gianluca Cantalamessa, Tilde Minasi e Nino Germanà) hanno presentato una serie di emendamenti al decreto legge 104 del 10 agosto 2023 (che in teoria dovrebbe occuparsi di altro) per aggirare la normativa Ue. Come prima cosa, giusto per mettersi al riparo, hanno declassato la possibile ammenda (dunque, penale) in sanzione amministrativa (da 200 a mille euro). In seconda battuta hanno ridefinito il concetto di “zone umide”, di fatto tornando ai divieti già in essere (attualmente non si può sparare in determinate zone protette) e quindi svuotando i divieti europei. “La comissione europea ha già messo in mora l’Italia proprio per il tentativo di eludere le restrizioni sul piombo – commenta Domenico Aiello, avvocato e responsabile tutela giuridica della natura per il Wwf – se gli emendamenti verranno approvati, non ci sarà altra strada che sottoporre il nostro Paese a procedura d’infrazione“. Un favore ai cacciatori oggi per un grave torto alla collettività domani, insomma.
Ma c’è di più. “Con altri due emendamenti – continua Aiello – Lega e FdI complicano, da una parte, il lavoro dei giudici amministrativi, e dall’altra anestetizzano l’Ispra“. Il riferimento è ai calendari venatori, che vengono messi nero su bianco da ciascuna regione ogni anno. Quando i calendari appaiono in contrasto con le norme nazionali ed europee a tutela dell’ambiente, le associazioni ambientaliste li impugnano di fronte al Tar. I giudici, a quel punto, li sospendono in via cautelativa (secondo il principio che la tutela dell’ambiente vale di più degli interessi di chi spara). Ma ora “l’emendamento proposto prevede che il decreto monocratico cautelare non possa più essere adottato prima che si celebri l’udienza in contraddittorio tra le parti. In tal modo – spiega Aiello – l’attività venatoria andrà avanti con i relativi effetti dannosi”. Infine la parte inerente all’Ispra – il cui parere scientifico, seppur non vincolante, deve essere sempre richiesto prima dell’adozione di ogni calendario – scompare del tutto.
Associazioni venatorie e cacciatori stanno già stappando le bottiglie più buone. E anche una certa politica, che dalle lobby si assicura un bel pacchetto di voti.
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L'articolo Caccia al via, l’Italia rischia l’infrazione Ue ma la maggioranza vuole cambiare le leggi in favore della lobby delle doppiette: il caso del piombo nelle munizioni proviene da Il Fatto Quotidiano.