La lista dei convocati da Flavio Tosi per il nuovo corso di Forza Italia si allunga sempre di più e aggiunge nuovi pezzi ben lucidati a quel macchinario impolverato che era diventato il partito di Silvio Berlusconi in Veneto.
Nel venerdì che anticipa la ripartenza delle scuole Tosi si presenta, ancora una volta, con due leghisti delusi dal nuovo corso.
Uno è un pezzo da 90 del Trevigiano, due volte sindaco in provincia, ex parlamentare, ed ex fedelissimo di Luca Zaia: si tratta di Gianpaolo Vallardi.
L’altro è Alain Luciani, cresciuto politicamente facendo “marciapiede” a Mortise, uno dei quartieri popolari di Padova. Era un fedelissimo di Massimo Bitonci, che gli aveva affidato anche l’incarico di assessore durante il suo breve mandato come sindaco. Poi però qualcosa si è rotto e come altri suoi colleghi ha cominciato a guardarsi intorno.
E ha trovato Nicola Lodi, il broker assicurativo di Padova. È stato lui a convincere Luciani a indossare la casacca azzurra. E Alain, che nella Lega credeva e che Tosi l’aveva conosciuto come segretario regionale leghista, si è convinto ad aderire a questo nuovo progetto politico.
Viste le proporzioni della transumanza il Veneto potrebbe trasformarsi un laboratorio politico dove si compie l’ibridazione tra i leghisti in fuga e quel che resta di Forza Italia. E se proprio Forza Italia dovesse morire definitivamente, Flavio Tosi in Veneto avrebbe comunque un piccolo esercito da inserire in un nuovo contenitore.
Lasciando da parte la fantapolitica, il dato di fatto è che c’è una maggioranza di Governo retta da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. E che i capi di questi partiti saranno impegnati a definire il risiko in vista delle prossime elezioni regionali.
Flavio Tosi non ne fa mistero, è quello il suo orizzonte. Per presentarsi all’appuntamento elettorale del 2025 con bicipiti e petto gonfio deve però fare un buon risultato alle europee del prossimo anno.
Gli ingaggi di queste ultime settimane e quelli che arriveranno, si inseriscono esattamente in questo contesto. Gianluca Forcolin nel Veneto orientale, Massimiliano Barison a Padova, Gianpaolo Vallardi nel Trevigiano, Alain Luciani a Padova hanno caratteristiche in parte sovrapponibili: è gente del territorio, con un curriculum pieno di esperienze amministrative. E lo stesso vale per gli ingressi futuri.
Il prossimo dovrebbe essere il consigliere regionale Fabrizio Boron, anche lui legato al territorio padovano. E poi la punta di diamante Federico Caner, attuale assessore regionale della giunta Zaia sempre più tiepido nei confronti del suo partito. A Caner sarebbe stata prospettata la possibilità di andare in Europa con la casacca azzurra, sulla scia di un Tosi pronto a correre per poi rinunciare.
Ieri a Treviso, alla presentazione di Vallardi in casa forzista, c’era anche Alberto Piz, storico braccio destro e amico di Caner, oltre che zaiano doc.
«Non è semplice dopo 28 anni voltare pagina, ma lo posso fare con estrema tranquillità, perché qui ho ritrovato entusiasmo, tante cose da fare, soprattutto sono contento delle parole di stima, spero di essere all’altezza», ha detto Vallardi. Tosi gli ha affidato due ambiti da seguire: l’agricoltura e l’innovazione. «Qui la Lega ha abbandonato il campo», ha osservato.
Energia ed entusiasmo anche a Padova, dove Alain Luciani ha appuntato la spilletta di Forza Italia accanto a quella del Leone di San Marco. «Sono nato e cresciuto in un quartiere popolare» ha detto. «Come mai finisco in Forza Italia? La differenza la fa questo signore (e indica Tosi). Io so come lavora ed è una politica che parte dal basso, poco avvezza alle passerelle».
Al tavolo della sede regionale c’erano Piergiorgio Cortellazzo, Elisa Venturini, Luca Callegaro, Nicola Lodi, Massimiliano Barison e Roberto Moneta, tutti concordi nel fissare come obiettivo anche le prossime amministrative a Padova. A Padova potrebbe seguire Boron e Luciani anche Vanda Pellizzari, altra ex bitonciana delusa. Saranno dunque mesi tumultuosi per gli equilibri interni al centrodestra in Veneto.
La lista degli scontenti in casa Lega e all’ombra di Zaia è lunga e vanno di rigore citati i nomi di Roberto Marcato e Gianpaolo Bottacin. Ma mentre per il primo qualche emissario è al lavoro da tempo, per costruire il dialogo con Tosi, per Bottacin ancora non si è mosso nessuno.
