A quasi novant’anni Rino Campigotto di Lamon ha scalato giovedì la ferrata del monte Coppolo, la via alpinistica aperta nel 1971, rimasta chiusa per anni, ammodernata, allungata e riaperta l’anno scorso.
Rino ha voluto salire per vedere se (testuali parole) la ferrata nuova aveva preso in considerazione il vecchio tracciato, un tracciato che lui conosce benissimo. Infatti la via si chiama ancora oggi “Ferrata dei sei”, perché furono in sei, il 2 ottobre 1971, a tirare le prime corde. Rino Campigotto era uno dei sei, insieme a Luciano e Gino Corso, Felice Maccagnan, Gildo Da Rugna e Toni Maccagnan “Manera”.
E con soddisfazione ha potuto constatare, racconta la figlia Flavia che con il marito Gianni ha accompagnato il padre nella scalata, che il cuore della ferrata è lo stesso, è il suo. «Noi facevamo fatica a stargli dietro, lui andava su senza problemi».
Il dislivello tra la località Le Ei dove parte il sentiero che sale verso il monte Coppolo e la cima della montagna è circa di mille metri, non una salita da poco quindi. Ma Rino è sempre stato un grande appassionato di montagna, suo figlio Raniero gestisce il rifugio Col Gallina sopra Cortina.
«Ci ha detto che è felice di aver lasciato un contributo al proprio paese». La ferrata del Coppolo, dal momento della sua riapertura l’anno scorso, ha attirato molti appassionati che hanno riscoperto questa montagna del Feltrino poco frequentata da chi non è di Lamon.
Ma proprio la “Ferrata dei sei” ha cambiato le cose. Un’iniziativa della precedente amministrazione con in prima fila l’assessore e guida alpina Erik Girardini, recepita dalla giunta Maccagnan che ha seguito l’iter fino al collauto dello scorso novembre.