OGLIANICO. Prometteva interessi da favola, compresi tra il 15% e il 18% annuo, con liquidazione mensile dei proventi. E i soldi all’inizio arrivavano, come in tutti gli schemi Ponzi che si rispettino. Lo scorso anno, però, intorno al mese di settembre, i primi clienti hanno cominciato a non ricevere gli interessi pattuiti. Si sono fatti qualche domanda e hanno cominciato a rivolgersi agli avvocati. Una coppia di Castellamonte, che aveva investito 580mila euro, ha presentato denuncia attraverso l’avvocato Andrea Bertano. Sono cominciati a uscire i primi articoli sui giornali e le denunce sono diventate sempre più corpose. Da Ivrea a Volpiano, da Bosconero a Rivarolo, fino a Torino: tanti hanno iniziato a querelare. Il gruppo di Ivrea della guardia di finanza, comandato dal maggiore Francesco Dascanio, ha iniziato a indagare a spron battuto, coordinato dal sostituto procuratore di Ivrea Mattia Cravero. Alla fine sono arrivate le denunce di 56 risparmiatori, per un giro d’affari stimato dagli inquirenti in 10 milioni. Nessuno investiva meno di 100mila euro. Nei giorni scorsi è arrivata la misura cautelare: Daniela Sanza, 56enne di Oglianico, ha l’obbligo di dimora in paese. Disposto anche il sequestro preventivo dei proventi della sua attività: circa 500mila euro tra disponibilità finanziarie, tre orologi, tra cui un Rolex e un Cartier, due automobili di recente immatricolazione (una 500 e una Peugeot 2008) e 190 monete d’oro.
Sanza è accusata principalmente di aver esercitato in maniera abusiva la professione di consulente finanziaria, visto che era stata cancellata dall’albo unico. Ci sono poi tutta una serie di accuse che il pm sta ancora vagliando: dalla truffa all’appropriazione indebita. Le indagini infatti sono ancora in corso.
La donna aveva in effetti un passato da consulente finanziaria e aveva lavorato in alcune banche d’investimenti, tra cui la Fideuram di Rivarolo. Una decina d’anni fa, però, si è licenziata e ha spiegato ai suoi clienti che si sarebbe messa in proprio. Così qualcuno l’ha seguita, altri si sono aggiunti successivamente. Così avrebbe iniziato una propria attività finanziaria, avviando un paio di società non iscritte agli appositi albi.
Ai clienti, secondo gli inquirenti, chiedeva di aprire un conto corrente in banca, su cui fare confluire il capitale da investire e, nel contempo, di consegnargli le credenziali per accedere ai sistemi informatici bancari. Poi attraverso il servizio di home-banking,convertiva parte delle somme depositate sui conti correnti in dollari e, quindi, effettuava attività di compravendita giornaliera dei titoli azionari sul mercato americano con la tecnica del trading intraday, ovvero acquisto e rivendita di azioni nello stesso giorno. Quando, però, le cose sono iniziate ad andare male, spiegano gli inquirenti, avrebbe tentato di illudere i risparmiatori circa il buon esito delle proprie attività di trading, bonificando, secondo le scadenze pattuite, l’importo dei presunti rendimenti conseguiti, utilizzando in parte quote dello stesso capitale versato dai risparmiatori e, in parte, somme distratte dai conti correnti di altri clienti e di famigliari secondo le dinamiche dello “schema Ponzi”. Ovvero un metodo inventato dall’italiano Charles A. Ponzi, che consiste in un modello piramidale, in cui si promettono guadagni coprendo gli interessi di un investitore, con il capitale appena investito da un altro. Una truffa messa in atto intorno al 1920, che ancora oggi miete vittime: l’ultimo ad averla utilizzata su vasta scala è stato il banchiere americano Bernie Madoff.