Niente da fare. Sembra una maledizione. Ancora una volta il Ristorante Moderno, luogo di pranzi di lavoro e cene di gala per generazioni di pordenonesi, festeggiamenti di traguardi conseguiti e accordi economici e politici siglati, è costretto a chiudere i battenti. La seconda ripartenza è arrivata all’epilogo dopo meno di due anni.
La conferma è arrivata da Gianpiero Zanolin, uno dei soci del locale e dell’albergo, che invece continua la propria attività con i consueti, ottimi riscontri.
«La decisione è stata presa insieme ai soci – ha dichiarato Zanolin –. È stato inevitabile, di fronte alle cifre del bilancio. Mancava un 25-30 per cento del fatturato per arrivare al pareggio. Abbiamo riaperto quando c’era ancora la coda del Covid e sicuramente sono stati commessi errori, in alcune scelte, poi corretti. L’amara considerazione è che oggi a Pordenone, come altrove, la pura ristorazione, in assenza di dipendenti che siano anche familiari o parenti, oggi fa molta fatica a sostenersi.
Sono aumentati di molto i costi, abbiamo adeguato i listini, ma non potevamo certo rovesciare sulla clientela tutti i rincari. Non siamo riusciti a tornare la casa di tutte le associazioni per assenza di feeling tra alcune persone e già su questo fronte qualcosa abbiamo pagato. La clientela dell’albergo c’era e la chiusura a cui oggi siamo obbligati genera a me stesso e agli altri soci un disservizio per la stessa struttura. È mancata in parte la clientela esterna individuale insieme, appunto, alle associazioni.
Nel Paese in cui le responsabilità non ci sono mai e sono sempre di altri ammetto i miei errori. In questo momento, però, la più grande amarezza è aver dovuto lasciare a casa i dipendenti».
Sono sette, di cui due a tempo determinato, avvertiti lo scorso giugno che non sarebbero più stati rinnovati. «L’amarezza per non aver raggiunto gli obiettivi che ci eravamo prefissati – ha proseguito Zanolin – viene dopo quella per aver dovuto lasciare a casa queste persone».
E adesso? «Nel breve il ristorante non verrà riaperto e, con l’anno nuovo, saranno valutate altre prospettive. Nel frattempo magari avvieremo trattative. L’idea non è certo quella di tenerlo chiuso. L’unica cosa che posso dire è che quando riapriremo lo faremo con una gestione esterna. Io sono più un albergatore e ritengo sia giusto così».
Salto indietro nel tempo. Nastro riavvolto di 18 anni. Crostaceo cotto a vapore con polpa condita e tagliata a pezzettini, baccalà mantecato, polentina e schie di laguna, risotto al rosmarino con calamaretti.
E poi filetto di San Pietro con zucchine, accompagnato da patate di Ovoledo glassate, tagliate a libro e cosparse di burro. Infine, torta di mele antiche coltivate in Pedemontana, tra Fanna e Maniago. Il commensale depone le posate e alza lo sguardo. Sorride, soddisfatto. Il commensale è Carlo Azeglio Ciampi, presidente della Repubblica. Il destinatario del sorriso Angelo Baldi, dal 1999 anima del “Moderno”. Forse quella sera, nel lontano 2005, il locale raggiunse il punto più alto della sua storia.
Poi, il 31 dicembre 2017, l’addio di Baldi (succeduto a Onelio Buttò), il 9 ottobre 2018 un primo tentativo di ripartenza con la gestione di Mirko Naibo e a fine 2021, finiti i mesi più duri per il Covid, l’ultimo tentativo, con al timone lo chef Guido Mucignat e il maestro di sala Massimo Vallarelli. Niente da fare, anche stavolta.
Ora, però, più della caduta, devono contare i piani per rialzarsi. In bocca al lupo, “Moderno”!
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