L’allontanamento dopo l’incidente come «deliberata scelta». La «assoluta macroscopica entità della colpa dell’imputato. «Nessun segnale concreto di resipiscenza», anzi una «pessima» condotta processuale. Non usano mezzi termini i giudici della Corte d’Appello di Trieste nel motivare la conferma della condanna a sette anni di reclusione nei confronti di Dimitre Traykov, 62 anni, l’imprenditore di origine bulgara che il 30 gennaio dello scorso anno tamponò in A28 l’auto dove viaggiavano le cugine Sara Rizzotto, 26 anni, di Conegliano, e Jessica Fragasso, 20 anni, di Mareno di Piave. Le ragazze non sopravvissero all’impatto.
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Una tragedia della quale, secondo il Tribunale di Pordenone, Traykov è responsabile: il processo in abbreviato si è chiuso con una condanna a sette anni per omicidio stradale plurimo, omissione di soccorso e lesioni. Pena confermata dalla Corte d’Appello nonostante gli allora difensori di Traykov avessero chiesto l’assoluzione per non aver commesso il fatto: non c’era una prova certa che l’imprenditore fosse alla guida e non, invece, che stesse viaggiando come passeggero. Invocata anche l’esclusione dell’aggravante della fuga, dato che secondo il ricorso in Appello Traykov si allontanò solo quando giunsero i soccorsi.
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Tesi smontate dalla Corte d’Appello che lo scorso 26 aprile ha confermato la condanna a sette anni, senza nessuno sconto di pena. Gli elementi indiziari «plurimi e convergenti», si legge nelle motivazioni della sentenza, dimostrano che fu Traykov a guidare quell’auto che viaggiava a 180 chilometri orari. Anche per quanto riguarda la fuga, le «concrete circostanze» hanno dimostrato che «il repentino allontanamento dell’imputato fu effetto di una deliberata scelta». Per quanto riguarda gli aumenti di pena, la Corte li ha ritenuti «equi e congrui» e «nessun fatto dotato di valenza attenuante è individuabile»: «nessun segnale concreto di resipiscenza è stato dimostrato dall’imputato, anzi, la condotta processuale tenuta nel corso del giudizio di appello è pessima». L’imputato, sottolineano i giudici, «ha surretiziamente approfittato dell’autorizzazione concessa dalla Corte per effettuare una procura consolare gestoria» per procedere alla donazione di immobili all’estero».
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Traykov è ora rappresentato da un nuovo legale, l’avvocato Maurizio Mazzarella. Secondo il difensore, l’imputato è «rimasto scioccato subito dopo l’incidente, essendo anche lui un padre di famiglia. Naturalmente ha già versato soldi, anche se non erano dovuti, per le spese iniziali delle figlie rimaste orfane ma soprattutto dal primo momento non ha mai inteso negare di essere lui alla guida e ha inteso assumersi le sue responsabilità. Ma all’epoca l’impostazione della tesi difensiva era che fosse il passeggero. Non ha potuto però esprimere il suo pensiero in quanto non ha reso interrogatorio. Intendiamo inviare agli avvocati dei familiari delle vittime una lettera di scuse da parte di Traykov. Ogni commento è superfluo».
