Era nei fatti: l’eroismo del Comandante della Regia Marina Salvatore Todaro che salvò nell’ottobre del 1940 26 naufraghi di un mercantile belga, si è trasformato in un spot immigrazionista; antigovernativo e pro-Ong. All’ottantesima Mostra del Cinema di Venezia “Il Comandante” ha il volto del sempre ottimo Pierfrancesco Favino. Già nel novembre scorso quando la pellicola fu annunciata le dichiarazioni dello scrittore Sandro Veronesi, sceneggiatore insieme al regista Edoardo De Angelis, resero nota l’intenzione. L’uso di un eroe fascista, che si rese protagonista di un gesto luminoso di italianità, sarebbe stato trasfigurato. E usato – visto che l’idea è nata nel 2018, come reazione alla politica del governo di allora – contro gli sbarchi illegali. «Il principio del soccorso in mare è sacro, la priorità del salvataggio è obbligatoria, dopo l’operazione “Mare Nostrum” questi concetti sono stati messi in discussione», disse Veronesi in un’intervista a La Stampa e a Repubblica. Cosa c’è di nuovo? Che quegli stessi quotidiani proprio oggi dopo la proiezione al Lido del “Comandante” si gettano a capofitto nella propaganda antigovernativa utilizzando “Il Comandante” per la polemica di giornata.
“La lezione del Comandante che salvò i nemici in mare”, titola Repubblica. E fa ridere il fatto che venga derubricata totalmente la circostanza che Todaro successivamente aderì alla X Mas. Ricevendo una medaglia d’oro per i tanti interventi eroici effettuati. L’autunno scorso il tema era caldo, ci fu il caso Montesano con la maglietta e lo stemma, ricordate? Ora si cavalca la polemica del momento, gli sbarchi e la politica del governo. Intervistato dal Corriere della Sera Favino si è esposto: “Credo che la legge del mare sia questa. Nel nostro film alla fine questo viene sottolineato. La mia adesione personale a questa storia è stata nel trovarmi nell’idea che l’italianità sia anche rappresentata dalla capacità di saper aiutare gli altri. Non posso pretendere che lo sia in generale, ma mi piace poter in qualche modo espormi politicamente attraverso questo film: nel dire che secondo me sarebbe giusto rispettare la legge del mare”. L’irresistibile impulso a fare del film una pellicola a servizio delle Ong si impadronisce, poi, della Stampa: un’apoteosi nel leggere l’evento storico con le lenti ideologiche del presente. “Favino e Veronesi nel Paese dei veleni”, è il titolo dell’editoriale della direttrice Cuzzocrea. I “veleni” per lei, come ovvio, sono quelli che esalano dal governo di centrodestra.
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Nell’articolo si evidenziano i ragionamenti dello sceneggiatore Veronesi: «È tornato un governo di destra che mentre scrivevamo non c’era. La situazione nei confronti delle navi di soccorso è cambiata due o tre volte. Ma quello che continuo a chiedermi è sempre: da dove viene, questa regressione? Che non ha un valore di riferimento neanche a destra, perché il superomismo i salvataggi li dovrebbe esaltare». Ecco, quest’idea veicolata di un governo che non salva vite è vergognosa per la naturalezza con cui viene enunciata. “È rimasto un po’ di veleno, nelle vene più profonde e inconsapevoli del Paese”, scrive la vicedirettrice. “Non è un film di destra o di sinistra”, è il parafulmine. Però la chiave di lettura data al film è inequivocabilemente uno spot tendenzioso su un tema emergenziale raccontato in modo distorto.
L'articolo Venezia celebra il “Comandante” Todaro. “Stampa” e “Repubblica” trasformano il film in uno spot pro Ong sembra essere il primo su Secolo d'Italia.