Perché i 5 operai morti a pochi metri dalla stazione di Brandizzo sono stati travolti in pieno da un treno lanciato a 160 chilometri orari mentre erano impegnati nei lavori di manutenzione ordinaria dei binari, già in corso da giorni, sulla tratta Torino-Milano? È possibile che il macchinista che stava spostando alcuni vagoni da Alessandria a Torino non sapesse della loro presenza? Sono le domande alle quali dovrà rispondere la procura di Ivrea, chiamata a indagare sulla strage di lavoratori avvenuta attorno alla mezzanotte tra mercoledì e giovedì a pochi chilometri dal capoluogo piemontese. Ed è normale che un convoglio attraversi una stazione a quella velocità? Una domanda, quest’ultima, che spiegano fonti a Ilfattoquotidiano.it sembra essere già sciolta: “Il macchinista avrebbe rispettato i limiti”. Anche se i registri di bordo dovranno confermarlo.
C’è invece un’altra, inquietante, prima ipotesi alla luce degli accertamenti svolti subito dopo l’incidente ferroviario che sta prendendo forma: è plausibile che ci sia stato un “errore di comunicazione”, quindi umano, nella catena che avrebbe dovuto portare il macchinista a conoscenza della squadra della Sigifer, azienda specializzata in lavori di manutenzione e armamento ferroviario da quasi 100 addetti e 13 milioni di giro d’affari, impegnata nei lavori lungo il tragitto che stava percorrendo. Sembra essere uno dei punti fermi attorno al quale si muovono gli investigatori della Polfer di Torino, impegnati a far luce sulla vicenda.
Ma chi, eventualmente, ha omesso la comunicazione? Anche Rete ferroviaria italiana, con una propria indagine interna, sta provando a ricostruire dove si sia creato il “buco nero” che ogni probabilità ha scatenato la tragedia. Le comunicazioni in questo caso avvengono sempre attraverso fonogrammi – comunicazioni scritte che avvengono via telefono – e portano a fornire le istruzioni ai macchinisti in circolazione. Gli inquirenti cercano tutta la documentazione sui lavori in corso, come fossero stati disposti e quali disposizioni di sicurezza dovessero osservare gli addetti della Sigifer.
“Stiamo verificando che la procedura, che in in questi casi viene sempre applicata, sia stata rispettata” perché “le lavorazioni di manutenzione dei binari avvengono in assenza di circolazione”, ha spiegato il responsabile comunicazione di Rfi Gianluca Dati. “La pista che si sta seguendo è quella della comunicazione”, ha ribadito aggiungendo che “c’è un tema di via libera e nulla osta che consentono alle squadre di operare in sicurezza sui binari” con un “sistema tecnologico di monitoraggio che controlla e accompagna i lavori in modo costante”. Se quel “nulla osta” era arrivato, perché il treno non è stato deviato su un’altra linea né il macchinista era stato informato, come ipotizza la procura?
Non appare inusuale, invece, la velocità alla quale il treno è transitato nella stazione di Brandizzo. “Non sono un addetto ai lavori, ma credo che 160 km/h nei pressi di una stazione ferroviaria… non lo so se poi sia la velocità giusta. Questo me lo chiedo anche io come cittadino, mi chiedo se nei pressi di una stazione sia corretto andare a una velocità di 160 km orari”, è la domanda che si è posto il sindaco Paolo Bodoni. La velocità del treno, tuttavia, non sembra essere uno degli elementi – almeno al momento – centrali tra quelli scandagliati dagli investigatori. Le andature dei treni, anche nelle stazioni di transito, sono infatti regolate da Rfi e non è affatto raro che superino anche quella del convoglio tecnico al centro della tragedia.
“La velocità massima consentita in quella stazione è di 160 chilometri orari, quindi se verrà confermato quanto emerso finora, il macchinista l’ha rispettata”, spiegano fonti a Ilfattoquotidiano.it. Per una conferma definitiva, tuttavia, bisognerà attendere l’acquisizione dei registri di bordo che memorizzano ogni andatura del convoglio. In passato ci sono state diverse polemiche legate alle prescrizioni, che variano da tratta a tratta. Nel 2015, ad esempio, un Frecciarossa in transito nella stazione di San Giovanni Valdarno sfrecciò ad alta velocità facendo volare un passeggino, fortunatamente vuoto. Anche in quel caso, tuttavia, la velocità massima consentita (180 chilometri orari tra Figline e Montevarchi) era stata rispettata.
L'articolo Incidente ferroviario a Brandizzo, le ipotesi sul disastro: dal “buco nero” nella comunicazione alla velocità del treno proviene da Il Fatto Quotidiano.