Non sarà estradato in Romania, ma dovrà scontare in Italia la sua condanna a 3 anni e 4 mesi, per truffa e falso: andrà quindi in carcere, Matteo Politi, il falso chirurgo estetico arrestato la scorsa settimana su mandato firmato dalla magistratura di Bucarest.
Così ha deciso, ieri, la Corte d’Appello di Venezia, che ha accolto solo in parte le richieste avanzate dall’avvocato difensore Giovanni Catanzaro: il legale era sì opposto all’estradizione, ma aveva chiesto anche di applicare una misura alternativa al carcere. Non concessa. Ora ha cinque giorni di tempo per ricorrere in Cassazione.
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Politi ammette errori, ma si dice vittima di un complotto, che sarebbe stato ordito contro di lui da uno degli imprenditori e politici più importanti della Romania e dalla moglie. Come è possibile? Il dato certo è che Matteo Politi non si è mai laureato in Medicina e non avrebbe potuto eseguire gli interventi che ha effettuato nella clinica privata di Bucarest di proprietà della moglie del Tycoon. Quindi? «Non è stato denunciato da nessuno per lesioni», sottolinea l’avvocato Catanzaro.
Lui, Politi, la racconta così. «Certamente ho sbagliato e dovevo fare secoli fa quello che sto facendo oggi: sto frequentando l’ultimo anno in Biotecnologie all’istituto Pacinotti e ho intenzione di iscrivermi a Medicina. Ho passato anche il test di ingresso», racconta fuori dall’aula, a fianco del suo legale, «ma io sono stato vittima di un raggiro molto pericoloso, ho subito minacce quando l’ho smascherato».
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Da truffatore a truffato? «Io ho sostenuto in Kosovo gli esami per ottenere un diploma in Medicina, senza specializzazione, che mi è stato riconosciuto come valido nella clinica nella quale ho lavorato, inizialmente, come consulente estetico», dice, «mi hanno procurato moltissimi pazienti dell’alta società rumena, in pochi mesi sono diventato una celebrità. A quel punto mi hanno chiesto di fare anche interventi e ho fatto quello... che sapevo di poter fare. Poi mi hanno offerto di acquistare la clinica per 3,1 milioni di euro e lì è venuto fuori il raggiro: il commercialista della banca si è accorto che sulla clinica pesava oltre mezzo milione di euro di debiti. Nel momento esatto in cui ho detto che non avrei acquistato la clinica è iniziato il finimondo: hanno detto che il mio diploma, che prima avevano suffragato, non valeva niente, mi hanno denunciato. Ho portato in tutte le televisioni rumene prova dei debiti di quella clinica».
Resta il fatto che la condanna per truffa e falso emessa dalla magistratura romena è definitiva: 3 anni e 10 mesi, 6 dei quali già scontati. La corte d’Appello ieri non è entrata nel merito della vicenda, ma ha ritenuto che la sentenza rumena sia «relativa a reati comuni e non politici» e che non sia stata condizionata dall’enorme amplificazione mediatica che il caso Politi ha avuto in Romania.